Brexit, viaggio nel mercato ortofrutticolo di Covent Garden a Londra

Brexit, viaggio nel mercato ortofrutticolo di Covent Garden a Londra
Di Simona ZecchiLUKE HANRAHAN
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In generale se la Gran Bretagna lascerà l'UE, senza un accordo, dovrà sottostare di nuovo alle tariffe dell'Organizzazione mondiale del commercio e cio vuol dire dazi all'importazione su prodotti alimentari di ogni giorno.

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Qualche giorno fa vi abbiamo raccontato la storia di Sonja Morgernstern che è giunta alla conclusione, per lei dolorosa, che fosse arrivato il tempo, in vista della Brexit, di tornare in Germania nonostante il percorso lungo di 20 anni che la vedeva ormai cittadina inglese.

Euronews questa volta è andata all'Eurofrutta di Covent Garden a Londra: il più grande mercato ortofrutticolo inglese.

Abbiamo parlato con Daniel Fulgoni, a capo del suo negozio: quasi tutti i suoi prodotti e quasi tutti i suoi collaboratori vengono dal resto d'Europa.

"Prima del referendum non c'era alcun problema nel reperire gente che venisse a lavorare di notte.. Dopo il referendum è diventato un incubo trovare persone disponibili". Si tratta  di cibo normali come broccoli, sedano, fragole che a esempio ora vengono dalla Spagna" ha riferito Daniel.

Il business fornisce cibo fresco ad altre attività di indotto come ristoranti, hotel e scuole. Daniel, che ha votato per restare in Europa, sente vicini i campanelli d'allarme:

"Ci avviciniamo all'orlo del precipizio e non sappiamo cosa accadrà dopo", afferma preoccupato.

Siamo anche saliti al terzo piano dove lavorano circa 2000 persone, qui sono invece di altro avviso:

"Un terzo della frutta e della verdura britanniche - riferisce il nostro corrispondente Luke Hanrahan -  arrivano dall'Europa , un business di 10 miliardi di euro l'anno; ma i commercianti qui al mercato nuovo di Covent Garden - hanno un atteggiamento filosofico  sul tema dell'accordo.

"Certo è possibile che si riveli tutto un incubo, - riferisce Justin un dipendente - ma ci siamo preparati nel miglior modo possibile".

Gary Marshall il responsabile delll'intero mercato ha votato per uscire e ha una opinione precisa in merito. Gary infatti crede che, accordo o non accordo, lui aveva visto giusto nel voler uscire dall'Unione Europea: "Sarebbe meglio per noi che non si arrivasse a nessun deal...troveremo una soluzione come sempre".

"Oggi chi ha votato per uscire - continua Marshall - è considerato un ignorante e un sempliciotto... Io ho ottenuto successo e a oggi conto su una buona reputazione in tutta Europa e gestisco il più grande mercato della Gran Bretagna.. se sono un sempliciotto  ditemi voi...".

Il commercio è uno dei nodi chiave se non il principale legato all'uscita della Gran Bretagna senza accordo (e a sua volta legato al tema del backstop con l'Irlanda) : una sfera di competenza in cui ambedue le parti non si possono ritenere con le mani libere.

In generale se il Regno Unito lascerà l'Unione Europea senza un accordo dovrà sottostare di nuovo alle tariffe dell'Organizzazione mondiale del commercio e cio' vuol dire dazi all'importazione su prodotti alimentari di ogni giorno: alcuni pensano addirittura che questo potrebbe portare a un'impennata dei prezzi di vendita.

Reuters

Il fatto che il Regno Unito possa uscire con o senza un accordo è argomento ora più che mai ancora  divisivo per i britannici.

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