Venezuela: le divergenze europee

A cascata sempre più paesi si sommano a Francia, Spagna e Germania nel riconoscimento del presidente del parlamento venezuelano Juan Guaidò come presidente ad interim e persona che dovrebbe portare il paese a nuove presidenziali.
L'unanimità però continua a mancare nel vecchio continente. Se Malta e la Bulgaria hanno deciso di portare a 21 il numero degli stati membri che sostengono Guaidò, resta invece sulle sue posizioni il governo italiano assieme a paesi come Cipro o l'Irlanda che ritengono l'ultimatum dell'Unione Europea un'ingerenza negli affari di uno stato sovrano ed auspicano invece consultazioni. Elezioni che lo stesso Maduro ha dichiarato di non voler avere.
Sì a nuove legislative, ma niente presidenziali dunque. Un atteggiamento che però non sembra disturbare ad esempio Atene che per bocca del ministro agli affari europei Dimitris Katrougalos si dice: "Affine alla posizione di Messico, Uruguay e Bolivia di formare un gruppo di contatto per favorire il dialogo fra le parti".
Dialogo che si annuncia perlomento complesso visto che Maduro non accetta nemmeno gli aiuti umanitari richieszi da Guidò che non possono entrare nel paese. L'Esecutivo gialloverde italiano intanto è spaccato. La componente grillina continua a chiedere elezioni e che se la vedano i venezuelani, mentre il vicepremier e ministro dell'interno Matteo Salvini in queste ore sembra aver perso le ultime remore circa la sua posizione sul Venezuela e dice: "Maduro è un delinquente. Maduro è un presidente abusivo che è scaduto ed è caduto. La costituzione venezuelana che è l'unico riferimento a cui i cittadini venezuelani possono riferirsi prevede che le elezioni vengano accompagnate dal presidente pro tempore che è il presidente dell'Assemblea Guaidó".
Tutto questo mentre Nicolas Maduro continua a mostrare i muscoli, ma lo spazio di manovra diplomatico sembra assottigliarsi.