Migranti: nel 2018 sei persone ogni giorno hanno perso la vita nel Mediterraneo

Migranti: nel 2018 sei persone ogni giorno hanno perso la vita nel Mediterraneo
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Di Antonietta Catanese
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Il rapporto dell'Agenzia delle Nazioni Unite fotografa il cambiamento nelle rotte dopo la politica dei "Porti chiusi" di alcuni Paesi. I morti nell'Europa occidentale sono aumentati rispetto all'anno precedente

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Nel 2018 sei persone ogni giorno hanno perso la vita nel Mediterraneo, nel tentativo di raggiungere l'Europa: è questo il dato che scaturisce dall’ultimo rapporto ‘Viaggi Disperati’, appena pubblicato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

"I rifugiati e i migranti che hanno tentato di raggiungere l’Europa attraverso il Mar Mediterraneo lo scorso anno - informa l'UNHCR - hanno perso la vita a un ritmo allarmante, mentre i tagli alle operazioni di ricerca e soccorso hanno consolidato la posizione di questa rotta marittima come la più letale al mondo".

Numeri e analisi, in un dossier che fornisce la fotografia di un fenomeno che cambia, mostrando come i flussi migratori si stiano modificando dopo la chiusura dei porti da parte di alcuni Paesi.

Calano gli sbarchi ma un "elevato numero di persone alla deriva"

“Si stima – si legge nel rapporto - che 2.275 persone sarebbero morte o disperse durante la traversata del Mediterraneo nel 2018, nonostante un calo considerevole del numero di quanti hanno raggiunto le coste europee”.

“In totale – continua l’UNHCR - sono arrivati 139.300 rifugiati e migranti in Europa, il numero più basso degli ultimi cinque anni”.

Il rapporto descrive come "un cambio delle politiche adottate da alcuni Stati europei abbia portato al verificarsi di numerosi incidenti in cui un numero elevato di persone è rimasto in mare alla deriva per giorni, in attesa dell’autorizzazione a sbarcare".

"Le navi delle ONG - chiarisce lo studio - e i membri degli equipaggi hanno subìto crescenti restrizioni alle possibilità di effettuare operazioni di ricerca e soccorso".

Lungo le rotte dalla Libia all'Europa

“Lungo le rotte dalla Libia all’Europa, una persona ogni 14 arrivate in Europa ha perso la vita in mare, un’impennata vertiginosa rispetto ai livelli del 2017”.

“Altre migliaia di persone sono state ricondotte in Libia, dove hanno dovuto affrontare condizioni terribili nei centri di detenzione – comunica l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati - per molti, approdare in Europa ha rappresentato la fase finale di un viaggio da incubo durante il quale sono stati esposti a torture, stupri e aggressioni sessuali, e alla minaccia di essere rapiti e sequestrati a scopo d’estorsione”.

L’appello: "Scardinare la rete dei trafficanti"

L'Agenzia lancia un appello chiaro: "Gli Stati devono agire con urgenza per scardinare le reti dei trafficanti di esseri umani e consegnare alla giustizia i responsabili di tali crimini". Non senza tuttavia sottolineare che "nuovi semi di speranza sono germogliati in alcuni contesti. Nonostante lo stallo politico rispetto all’avanzamento di un approccio regionale ai soccorsi in mare e alle operazioni di sbarco, come auspicato dall’UNHCR e dall’OIM (Agenzia Onu per le Migrayioni, ndr) nel giugno scorso diversi Stati hanno assunto l’impegno di ricollocare le persone soccorse nel Mediterraneo centrale, una potenziale base per una soluzione prevedibile e duratura.

Gli Stati hanno, inoltre, promesso migliaia di posti destinati al reinsediamento per permettere l’evacuazione dei rifugiati dalla Libia".

Porti chiusi, cambiano le rotte

Il rapporto rivela, inoltre, i cambiamenti significativi nelle rotte seguite dai rifugiati e dai migranti.

"Per la prima volta in anni recenti - si apprende dal Rapporto - la Spagna è divenuta il principale punto d’ingresso in Europa con circa 8.000 persone arrivate via terra (attraverso le enclavi di Ceuta e Melilla) e altre 54.800 arrivate in seguito alla pericolosa traversata del Mediterraneo occidentale.

Ne è conseguito che il bilancio delle vittime nel Mediterraneo occidentale è quasi quadruplicato, da 202 decessi nel 2017 a 777 lo scorso anno".

In Italia nel 2018 il numero degli arrivi è cinque volte inferiore al 2017

In definitiva, "Circa 23.400 rifugiati e migranti sono arrivati in Italia nel 2018, un numero - chiarisce l'Agenzia - cinque volte inferiore rispetto all’anno precedente.

La Grecia ha, invece, accolto un numero simile di arrivi via mare, circa 32.500 persone rispetto alle 30.000 del 2017, ma ha registrato un numero quasi tre volte superiore di persone giunte attraverso il confine terrestre con la Turchia.

Altrove in Europa, si sono registrati circa 24.000 rifugiati e migranti arrivati in Bosnia-Erzegovina, in transito attraverso i Balcani occidentali.

A Cipro sono arrivate diverse imbarcazioni di siriani salpate dal Libano, mentre un numero limitato di persone ha tentato di raggiungere il Regno Unito via mare dalla Francia verso la fine dell’anno.

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“Salvare vite in mare non costituisce una scelta, né rappresenta una questione politica, ma un imperativo primordiale”, ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

“Possiamo porre fine a queste tragedie solo trovando il coraggio e la capacità di vedere aldilà della prossima imbarcazione, e adottando un approccio a lungo termine basato sulla cooperazione regionale, che dia priorità alla vita e alla dignità di ogni essere umano”.

Lo scrittore in "missione" con l'UNHCR

Lo scrittore Giuseppe Catozzella, che insieme a UNHCR ha visitato il confine con la Francia dove migranti e rifugiati continuano i loro viaggi disperati, ha girato un video di questa esperienza. Un modo per raccontare storie e mostrare i volti di chi vive al confine.

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