Renault-Nissan: diversi i punti oscuri sul licenziamento di Ghosn dopo l’arresto. Esclusa l'evasione fiscale
Un arresto eccellente quello del presidente della Nissan-Renault-Mitsubishi Motors, Carlos Ghosn che sta avendo ricadute pesanti anche sulla stessa casa automobilistica. Il titolo del colosso perde in borsa, c’è la possibilità che anche la società venga coinvolta nella vicenda giudiziaria.
Intanto la Corte distrettuale di Tokyo ha esteso di altri 10 giorni il fermo per Ghosn, dopo l'arresto avvenuto lunedì con l'accusa di aver mentito, per oltre 5 anni, sull'entità dei propri compensi e altre irregolarità finanziarie. Un punto questo tutto da chiarire. Nessuno per ora avrebbe, però, accusato Ghosn di aver evaso le tasse.
Con la caduta dell’«imperatore» dell’auto, il CDA di Renault ha chiesto a Nissan di inviare tutti gli elementi dell’indagine interna, nominando Thierry Bolloré, direttore ad interim. Molti analisti puntano il dito sul fatto che in Francia, i rapporti del manager con il governo Macron, azionista di riferimento di Renault, erano tutt’altro che idilliaci, e al recente rinnovo gli era già stato affiancato come erede designato proprio Bolloré. Una vicenda e un licenziamento dai molteplici punti oscuri.
Senza contare che lo scorso febbraio Parigi era intervenuta sul compenso di Ghosn dopo le proteste dei sindacati, pretendendo una diminuzione del 30% in cambio della riconferma fino al 2022.