L'Iran reagisce alle sanzioni Usa ma la la popolazione è già più povera

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Di Stefania De Michele
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Dure parole da parte del presidente iraniano Rouhani: "Affrontiamo un nemico prepotente"

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Il sequel della guerra fredda, che mette di fronte Stati Uniti e Iran, si gioca sul filo della tensione, dopo la decisione dl presidente americano Trump di imporre le sanzioni sul greggio iraniano. Non ci sono titoli di coda: Teheran ha risposto all'embargo americano con una serie di esercitazioni militari e con le parole dure del presidente, Hassan Rouhani.

Hassan Rouhani presidente iraniano

"Siamo in una situazione di guerra economica - ha detto Rouhani - stiamo affrontando un nemico prepotente. Ieri, era Saddam Hussein; oggi, Donald Trump. Per noi non c'è differenza. Dobbiamo resistere e vincere".

Ma, di fatto, a pagare il conto delle sanzioni, reintrodotte dagli Stati Uniti, è la popolazione iraniana, schiacciata dal peso della crisi in un conflitto che non può controllare.

"Possiamo vedere l'effetto delle sanzioni perché siamo in un bazaar - spiega un commerciante di Teheran - c'era un uomo, qui, oggi che non aveva soldi per comprare una crema per il suo bambino. La situazione economica sta peggiorando e la gente è sempre più povera".

Con l'accordo sul nucleare del 2015, siglato con l'amministrazione Obama, l'economia iraniana è decollata. Ora la gente teme per il proprio lavoro.

"La realtà è che un paio di settimane fa, abbiamo dovuto licenziare dei dipendenti. È doloroso per le persone sentirsi dire 'guarda, mi dispiace, c'è la crisi e perciò non facciamo affari. Non posso dunque tenerti a lavoro'. Ora questi giovani - persone di età compresa tra i 25 e i 35 anni - hanno studiato, sono eccitati per quel che vogliono fare del loro futuro. Adesso la speranza è venuta meno", è il racconto di un imprenditore.

L'economia dell'Iran, quarto esportatore di petrolio al mondo, naviga in acque agitate. Per il Paese mantenere le entrate legate alla vendita del greggio è indispensabile per evitare una conclamata crisi finanziaria.

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