Baku per due giorni capitale dell'umanesimo

Baku per due giorni capitale dell'umanesimo
Di Sergio Cantone
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Rompere muri, combattere le élite, la tecnologia come minaccia o come opportunità... Un caleidoscopio di posizioni sulla crisi della globalizzazione al sesto Forum internazionale umanista.

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Innovazione, sviluppo umano e integrazione al centro del sesto Forum umanista di Baku.

La conferenza, inaugurata dal presidente azero Ilham Aliev, è diventata l'occasione per discutere della crisi della globalizzazione e dei suoi modelli. Anche se nel mondo il processo di integrazione interstatale esemplificato dall'Unione europea è in pericolo, secondo il ministro degli esteri azero Elmar Mammadyarov l'Ue resta un punto di riferimento: "Penso che l'Unione europea possa sopravvivere a tutte le situazioni cui si trova di fronte oggi. Penso che sia un'organizzazione di paesi che lascia una grossa eredità, e penso che sia in grado di trovare la via d'uscita ai problemi che si trova ad affrontare oggi".

L'Unione europea è considerata un esempio d'integrazione interstatale nel quadro della globalizzazione, in particolare per quanto riguarda la libera circolazione delle persone. Ma oggi anche in Europa assistiamo alla nascita di nuovi muri, dice Ettore Rosato, vice presidente della Camera dei deputati: "Abbiamo bisogno di rompere questi muri e di rendere la globalizzazione un processo non solo economico e finanziario, ma anche un processo che arricchisce i singoli: i nostri giovani, quelli che hanno vissuto la generazione dell’Erasmus, sono giovani che hanno visto la parte bella della globalizzazione, noi su questo dobbiamo investire. È una scommessa enorme, e l'Europa è il motore di questa scommessa".

Erasmus che però non tutti vedono in chiave positiva. Alcuni, fra cui populisti e identitari, considerano il programma per studenti dell'Unione europea solo un privilegio riservato a una comunità istruita e benestante. Una comunità rappresentata dalle élite liberali, afferma l'ideologo del Cremlino Aleksandr Dugin: "Stiamo attaccando il bersaglio sbagliato. Stiamo facendo distinzioni sbagliate, per esempio quando diciamo che il populismo è una minaccia per l'umanesimo. Io penso esattamente il contrario: è il fatto che l'élite globale continui a guidare o a cercare di guidare l'umanità nella direzione della tecnologia postumana a rappresentare la vera minaccia o il vero pericolo, e il popolo reagisce".

Ma reagisce anche ad alcune delle caratteristiche della globalizzazione che non riguardano solo le élite. Come la mobilità, nel momento in cui il popolo si oppone alle migrazioni e alla diversità. Il politologo spagnolo Ricard Zapata sostiene che i nuovi muri mettono a repentaglio l'approccio interculturale fra i paesi, una conquista degli ultimi vent'anni: "La mobilità non produce solo diversità, ma questa diversità sta attaccando direttamente le fondamenta stesse di molti stati, cioè la nazionalità. uno degli elementi di base su cui gli stati hanno trovato una legittimazione e si sono costruiti. Come la globalizzazione è un processo irreversibile, così è irreversibile anche la diversità all'interno degli Stati, anche se gli Stati hanno ancora molte difficoltà ad accettarla".

Stati lenti a rimanere al passo con i tempi, anche in tema di innovazione. Alcuni dei partecipanti del Forum temono che lo sviluppo dell'intelligenza artificiale possa produrre una distopia alla Black Mirror. Ma per la maggior parte le nuove tecnologie rappresentano al contrario una grande opportunità per la crescita dell'umanità.

Risorse addizionali per questo articolo • Versione italiana e web: Selene Verri

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