I nodi arrivano al pettine dopo una prima tornata segnata da violenze e astensione da record che ha visto riconfermato il presidente in carica
Secondo turno per le presidenziali in Mali, dove si torna a votare nelle seconde elezioni democratiche dopo il colpo di stato miltare e l'intervento francese del 2012. Il 29 luglio scorso, il primo turno ha visto in vantaggio con il 41,7 per cento dei voti il presidente uscente Ibrahim Boubacar Keita - detto IBK - mentre il 17,80 per cento è andato al leader dell’opposizione Soumaïla Cissé.
Un campagna sottotono, durata appena due giorni, troppo pochi per convincere a una vera mobilitazione i maliani, fortemente disillusi rispetto a una classe politica che percepiscono coe immobile e corrotta. Alla fine della tornata, l'astensione potrebbe perfino superare il dato record registrato durante il primo turno, quando soltanto il 42 per cento degli aventi diritto si è recato ai seggi, in circa un quinto dei quali si sono verificati attacchi armati e altri problemi di sicurezza.
A ciò si sommano le accuse dell'opposizione, secondo la quale le violenze sarebbero state pilotate dal governo; colpevole - stando alle medesime accuse - di numerosi tentativi di broglio. Cissé non è il solo a puntare il dito sull'avversario Ibk: in totale 18 dei 24 candidati al primo turno hanno contestato i risultati. La corte costituzionale li ha però confermati.
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