E' destinato a salire il bilancio delle vittime del terremoto di magnitudo 7.0 che domenica ha colpito l'isola di Lombok, in Indonesia. Secondo le autorità locali, intere zone dell'isola non sono ancora state raggiunte dai soccorritori. Una settimana fa, un altro sisma, 6.4, aveva causato 17 morti.
Molte zone ancora isolate
ISOLA DI LOMBOK (INDONESIA) - Salgono almeno a 140 le vittime del terremoto di magnitudo 7.0 che ha colpito l'isola di Lombok, in Indonesia.
Lo rende noto la National Disaster Mitigation Agency, spiegando che il bilancio è destinato a salire dato che i soccorritori non sono ancora riusciti a raggiungere alcune delle zone maggiormente colpite dal sisma, dove centinaia di case ed edifici hanno riportato enormi danni, secondo le autorità locali.
La Croce Rossa indonesiana fa appello ai donatori: serve sangue!
Appena una settimana fa,una scossa di magnitudo 6.4 aveva causato la morte di 17 persone.
Fuga dall'Indonesia
All'aeroporto di Lombok, comunque funzionante (come quello di Bali), è cominciata la fuga di turisti, che vogliono lasciare il paese.
"E'stato come un camion che passava, ma che andava davvero forte, il rumore era pazzesco", spiega un turista, "quindi ho pensato subito che fosse un terremoto, così ho iniziato a correre verso l'uscita, ma tutti nel ristorante stavano correndo verso l'uscita. Quindi è stato come un grande fuggi-fuggi e tutti sono caduti e c'erano tre o quattro persone cadute sopra di me... ".
"Voglio solo uscire da qui e andare da qualche parte al sicuro...non ho nessuna intenzione di correre il rischio di disastri naturali, qualunque cosa accada", spiega un altro turista, capace comunque di sorridere.
Diecimila persdone sono già state evacuate dall'Isola a bordo di barche e traghetti, mentre altre mille sono state portate in salvo in via precauzionale dalle vicine isole Gili.
La macchina dei soccorsi
Subito dopo il terremoto è stato emesso un allarme di tsunami, successivamente ritirato.
Intanto, è scattata la macchina organizzativa dei soccorsi e della gestione dell'emergenza delle migliaia di sfollati che non hanno più la casa.
Ma, per fortuna, la vita continua. Come dimostra la nascita del piccolo Muhammad.