Cosa sta succedendo a bordo della Sarost 5: tutte le testimonianze

Cosa sta succedendo a bordo della Sarost 5: tutte le testimonianze
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Di Giorgia Orlandi
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I racconti dei migranti recuperati dalla nave commerciale che lavora per la Shell. Da 15 giorni sono bloccati per il rifiuto di Italia, Malta e Tunisia di far attraccare la nave. Tra di loro due donne incinta e un ferito. Dormono per terra, non hanno assistenza medica e cibo a sufficienza

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Nel video qui sopra trovate la testimonianza di uno dei migranti a bordo della Sarost 5. Un messaggio sollecitato dalla sofferenza e dalle precarie condizioni a bordo:

"Sono 14 giorni che non abbiamo niente da mangiare. Oggi non sappiamo né cosa ne sarà di noi, né dove ci troviamo. Sono passati 14 giorni e non sappiamo nulla. Ci sono delle donne tra di noi, non ci sono bagni. Ci laviamo sul ponte della nave. Non abbiamo spazzolino, niente. In mezzo a tutto questo ci dicono che arriveranno degli aiuti, ma non abbiamo ricevuto nessun aiuto dall'esterno. Nessun responsabile del governo tunisino è venuto. Davvero stiamo soffrendo non va bene, soffriamo il mal di mare. Vomito ogni giorno. Dormiamo per terra, non è facile. Non siamo dei pesci, degli animali, non viviamo in acqua siamo degli esseri umani, siamo stanchi".

La vicenda

Le uniche notizie che arrivano dalla Sarost 5 sono quelle contenute nei racconti dei circa 40 migranti a bordo dell'imbarcazione da giorni bloccata a due miglia da Zarsis, davanti alla Tunisia che insieme a Malta e Italia hanno negato l'attracco. Tra di loro circa 8 donne di cui due incinta e un ferito.

Molti di loro lamentano stanchezza, deperimento fisico e morale, fame. Soprattutto non sanno dove si trovano. Raccontano di mangiare poco durante il giorno e che tutto quello di cui dispongono sono le poche razioni di cibo condiviso con l'equipaggio. Il capitano della nave ha confermato ai microfoni di Euronews che fino a 5 giorni fa i migranti a bordo hanno ricevuto regolari visite dal personale della Mezzaluna rossa tunisina e il ministero della Salute tunisino e ha chiarito che le scorte di cibo dovrebbero bastare per una decina di giorni.

Voci a bordo parlavano di un possibile coinvolgimento della Spagna nelle trattative per l'accoglienza dei rifiugiati. La Open Arms si trova in queste ore in area, ad una trentina di miglia di distanza. Notizie smentite dal capitano della nave, nella giornata di martedì, che ha parlato soltanto dell'attesa dell'ok delle autorità tunisine.

Una vicenda poco raccontata rispetto a quella dell'Aquarius, ma altrettanto drammatica. A differenza della nave della Ong, a bordo della Sarost 5, nave commerciale, non c'è personale medico e neanche un team dedicato alle operazioni di salvataggio in mare specifiche per le aree SAR.

Un caso doppiamente anomalo quella della Sarost 5 perchè coinvolge un paese, la Tunisia che a differenza della Libia, non è inserita nell'IMO né autorità marittima né MRCC e non vuole avere nulla a che fare con la gestione degli sbarchi e che con il suo "no" fa capire chiaramente di non voler rappresentare un "porto sicuro".

La Libia però è il paese dal quale fuggono i migranti a bordo della Sarost 5. Sono arrivati da quell' "enfer", da quell'inferno di abusi, torture e stupri e là come in Tunisia non vogliono tornare. Sergio Scandura l'inviato di Radio Radicale ha seguito da vicino il caso come Euronews, con il quale ha scambiato il materiale audio e video che vi proponiamo e che arriva direttamente dai "protagonisti" di questa tragica vicenda ancora irrisolta.

Fatima, la ragazza ivoriana di 26 anni

"Sono incinta, aiuto"

"Sono una della donne salvate, non capiamo quello che sta succedendo. Per favore aiutateci non abbaimo medicine, non abbiamo cibo, dormiamo per terra, abbiamo bisogno di aiuto. Non vogliamo andare in Tunisia".

Qui di seguito le ultime foto che sono arrivate nelle ultime ore dai migranti a bordo:

I migranti a bordo della Sarost 5
I migranti a bordo della Sarost 5
I migranti a bordo della Sarost 5

Perchè lo stallo: cosa sappiamo

Intorno ai motivi per cui la nave sembra non ricevere il via libera da nessun paese europeo, c'è ancora poca chiarezza. Uno degli ostacoli potrebbe essere il compenso dovuto all'equipaggio per i giorni in mare dopo il recupero dei migranti che sono andati persi. Il che significa che la nave può far scendere i migranti ma "qualcuno" dovrà farsi carico degli stipendi dei membri a bordo. Ma chi?.

Abbiamo discusso su questo punto con il capitano che ci ha spiegato: "Stiamo aspettando di essere ricompensati, perchè abbiamo preso i migranti. Sarà Shell ad occuparsene (della compensazione) perchè abbiamo ricevuto l'ordine dal capo della piattaforma petrolifera Shell. Shell Tunisie sa che la responabilità di accogliere i migranti è nostra e sono loro che pagheranno. Shell non ha ancora confermato, ma se questo fosse vero significa che potrebbe servire l'ok dell'autorità marittima per dare il via attraverso l'assicurazione al pagamento.

Le puntate precedenti:

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