L'integrazione passa attraverso il cibo

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Di Debora Gandini
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Torna protagonista il "Refugee Food Festival"

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La battaglia per l'integrazione si combatte anche in cucina. Da Atene a New York, passando per Lione, anche quest’anno in 13 città di tutto il mondo è tornato ad essere protagonista il "Refugee Food Festival". Un evento, nato due anni fa, per dare un'opportunità ai rifugiati.

Qui siamo ad Atene. Barshank Haj Younes, giovane rifugiato siriano ha imparato a cucinare da sua madre. “E’ mancata due anni fa, poco prima di venire ad Atene. I miei piatti sono un mix di sapori mediorientali e greci.”

Il nostro cuoco ci racconta la sua avventura e il suo sogno per il futuro.

“Sono arrivato in Grecia dalla Turchia. Ho raggiunto l'isola di Chios su un barcone. Da lì, sono andato a Idomeni dove ho vissuto per 4 mesi in un campo profughi. Volevo andare in un paese dell’Europa centrale, in Svizzera, dove ho alcuni amici. Ma non sono riuscito. Hanno chiuso il confine e sono tornato qui, ad Atene. Ho studiato, ho preso lezioni di cucina, e spero di diventare un giorno un rinomato chef,” prosegue Barshank.

I ristoranti che anche quest’anno hanno aderito all’iniziativa aprono le loro cucine a chef rifugiati da Paesi come l'Afghanistan, l'Eritrea, la Somalia, e l'Ucraina. Un modo per scambiarsi anche idee su piatti nuovi da proporre. “L'anno scorso ho cucinato con un cuoco siriano, quest'anno ospito Boube dall'Iran - ci fa notare il proprietario di un locale della capitale greca. "A volte comunicare è un po' difficile, ma quando siamo davanti ai fornelli, alle prese con pentole e padelle, ci si capisce subito.”

Il Festival, organizzato dallAgenzia ONU per i Rifugiati e dall'ong "Food Sweet Food", ha riscosso un grande successo. Segno che il linguaggio del cibo è universale e non conosce barriere nè confini.

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