La vita d'inferno dei rifugiati di Ghouta est

La vita d'inferno dei rifugiati di Ghouta est
Di Debora Gandini
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Migliaia i civili ammassati nei campi allestiti dal governo siriano.

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Tendepoli ammassate una accanto all’altra. Bambini e anziani in coda per acqua e cibo. I rifugi aperti dal governo siriano per dare assistenza ai residenti evacuati dalla Ghouta orientale sono presi d’assalto. E con il passare dei giorni ci si aspetta sempre più persone.

Dall’inizio delle operazioni miitari a febbraio, oltre 40.000 insorti e membri delle loro famiglie hanno lasciato l’enclave vicino a Damasco, altri 120.000 civili, secondo fonti russe, hanno raggiunto il territorio controllato dai governativi per sottrarsi alle violenze degli ultimi mesi. Operazioni che ricordano quelle avvenute durante i sette anni della guerra civile.

In uno di questi campi situati alla periferia della capitale siriana, le condizioni igienico sanitarie sono sempre più precarie. Il problema principale, dicono alcuni civili, è la mancanza d’acqua potabile. Le scorte di medicinali non bastano, c’è chi ha urgente bisogno di esami approfonditi. Tutti gli edifici allestiti sono stracolmi, in molti dormono nelle tende fornite dalla Mezzaluna Rossa siriana, altre per strada. Le Nazioni Unite hanno rivolto un appello alla comunità internazionale a fornire al più presto altri aiuti umanitari. Dopo che le forze governative hanno ripreso il controllo della maggior parte della Ghouta orientale, tra i rifugiati torna un filo di speranza. Quella di poter tornare presto nelle loro case, alla loro vita di tutti i giorni. Troppe la sofferenza e le violenze subite.

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