La Serbia cerca di rovinare la festa, ribadendo la sua strenua opposizione alla sovranità di Pristina e a quello che Belgrado definisce 'il cosiddetto stato del Kosovo'.
Parata militare a Pristina e manifestazione contro l'indipendenza del Kosovo a Belgrado.
A 10 anni dalla dichiarazione del 17 febbraio del 2008, resta il nodo del riconoscimento serbo.
Nel documento si sottolineava l'aspirazione "ad essere pienamente integrati nella famiglia Euro-Atlantica delle democrazie". Ma a oggi, così emerge dal documento sulla strategia per l'allargamento ai Balcani occidentali della Commissione europea, le prospettive di un simile passo sono definite "remote", anche se l'Alto rappresentante dell'Unione europea, Federica Mogherini, si dice ottimista su un accordo entro il 2019.
Le manifestazioni ufficiali dei governo, però, continuano a tramutarsi in esibizioni muscolari.
"Come presidente della Repubblica del Kosovo - ha detto Hashim Thaçi alla parata militare - sono determinato a costituire al più presto le forze armate del Kosovo".
Thaci si è schierato contro l'ipotesi di divisione del Paese che vedrebbe il presunto coinvolgimento dell'Albania e del premier Edi Rama, sottolineando che "chi pensa che parliamo del Kosovo attraverso l'Albania si sbaglia".
La Serbia, intanto, cerca di rovinare la festa, ribadendo la sua strenua opposizione alla sovranità di Pristina e a quello che Belgrado definisce 'il cosiddetto stato del Kosovo'.
"Per entrare a far parte delle Nazioni Unite, i cittadini del Kosovo devono raggiungere un accordo con la Serbia - Alexandar Vucic - Affinché questo accordo possa essere raggiunto, dobbiamo trovare una soluzione di compromesso".
Il dialogo tecnico a Bruxelles riprenderà il 26 febbraio.