Wikileaks, per ora rimane valido il mandato di arresto per Julian Assange

Wikileaks, per ora rimane valido il mandato di arresto per Julian Assange
Diritti d'autore REUTERS/Peter Nicholls
Di Lillo Montalto MonellaReuters
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Parziale sconfitta per gli avvocati del fondatore della piattaforma per whistleblower. Decisione finale attesa per il 13 febbraio

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La Giustizia britannica ha deciso di non ritirare l'ordine di arresto che impedisce a Julian Assange, fondatore di Wikileaks, di lasciare l'ambasciata ecuadoriana a Londra, dove si è rifugiato nel 2012 per evitare l'estradizione in Svezia. Almeno per ora. 

L'udienza è rinviata al prossimo 13 febbraio quando la Corte si pronuncerà sulle altre eccezioni presentate dai legali di Assange. Il primo punto, quello più forte, puntava all'annullamento del mandato di cattura a causa dell'archiviazione delle accuse di stupro nel Paese scandinavo. 

La giudice Emma Arbuthnot ha respinto questo primo "assalto" degli avvocati difensori, scrivendo di "non essere convinta che l'ordine debba essere ritirato" e sentenziando solo sulla validità del mandato arresto inglese emesso ai sensi della section 7 del Bail Act. "Ma questo è solo uno degli argomenti della difesa oggi in tribunale", scrive su Twitter la giornalista Stefania Maurizi.

Secondo i medici consultati, le condizioni di salute di Assange sarebbero preoccupanti sia a livello fisico che psicologico e non sarebbero compatibili con la residenza coatta nell'edificio di West London. 

Coloro che seguono da vicino il suo caso, come i suoi legali e Maurizi, ritengono che il periodo di detenzione forzata di oltre 5 anni nell'ambasciata del paese sudamericano superi ampiamente la pena massima prevista dal tipo di reato per cui era accusato in Svezia.

La battaglia legale di Assange ora si concentra sugli altri punti della memoria difensiva, come scrive lui stesso. Tra essi: la giustificazione dell'aver cercato riparo nell'ambasciata ecuadoriana per paura di un'estradizione verso gli Stati Uniti, dove lo avrebbe atteso lo stesso destino di Chelsea Manning; la condanna delle Nazioni Unite circa la detenzione arbitraria nell'edificio; il fatto che Assange non si sia consegnato spontaneamente - inoltre - non avrebbe paralizzato il procedimento di estradizione nei suoi confronti ma l'imputato avrebbe collaborato con gli inquirenti svedesi come ritengono i suoi avvocati.

Nel maggio scorso la procura svedese ha archiaviato l’inchiesta nei confronti del fondatore di Wikileaks.

Rinchiuso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra da 5 anni, per evitare di essere estradato in Svezia, Assange era stato accusato nel 2010 di stupro ai danni di due donne, ma il capo della Procura Marianne Ny ha annunciato dopo 7 anni la chiusura delle indagini.

Gli avvocati del 46enne australiano sostengono che il mandato d'arresto abbia "perso il suo scopo e la sua funzione" in conseguenza della decisione della procura svedese. L'ex hacker informatico teme la giustizia americana dopo il rilascio di oltre 500mila file militari segreti da parte di WikiLeaks. 

Nel tentativo di far uscire il caso dall'impasse, il governo di Quito aveva concesso a dicembre la cittadinanza ecuadoriana e lo status di diplomatico ad Assange; staus che però non è stato riconosciuto come valido dal governo britannico.

Il gatto di Assange si specchia nella finestra dell'ambasciata
REUTERS/Peter Nicholls

Folta, per tutta la giornata di oggi, la rappresentanza mediatica fuori dalla sede dell'ambasciata dove i sostenitori del fondatore di Wikileaks speravano di vederlo uscire già in giornata. Una speranza frustrata - almeno per ora - dalla decisione della Corte londinese.

Questa la sentenza in originale. Appuntamento al 13 febbraio.

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