Venezuela, solo i parenti stretti hanno potuto avvicinarsi alla bara di Oscar Perez e di altri morti dell'assalto al Junquito. Maduro: "Questa è la sorte che tocca ai terroristi".
Uccidere un uomo e distruggerne il nome. È stato l'obiettivo del governo chavista venezuelano nei confronti di Oscar Perez, l'uomo che sette mesi fa, a Caracas, aveva gettato, da un elicottero, due granate sul tribunale supremo e che da allora era diventato una specie di primula rossa invisa al presidente Nicolas Maduro.
Solo la madre e pochi altri stretti familiari hanno potuto avvicinarsi ai feretri di Perez e di altre vittime di quello che è stato definito "il massacro del Junquito". Le bare erano chiuse, ufficilamente per ragioni sanitarie, anche se alcuni sospettano che fosse per evitare riprese troppo ravvicinate che mostrassero ferite alla testa. Perez, prima di morire, aveva trasmesso un video affermando la sua intenzione di arrendersi ma che gli agenti che lo circondavano continuavano a usare lanciagranate.
Dopo aver assorbito il colpo mediatico della morte di Oscar Perez, il presidente Nicolas Maduro è apparso di fronte agli alti ranghi politico-militari del chavismo e, in diretta televisiva, ha annunciato che la sorte di Perez sarà quella di chiunque intenda usare la violenza in Venezuela.
La morte di Perez ha spinto persino l'organizzazione umanitaria Human Rights Watch a paragonare quanto accade a Caracas con le dittature argentina e cilena di Videla e Pinochet.