Palestina ritira il rappresentante negli Stati Uniti, Netanyahu attacca Hamas

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Diritti d'autore REUTERS/Mohamad Torokman
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Di Cristiano Tassinari
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Tutto come prima, in Medio Oriente. Mentre Mahmoud Abbas celebra i 53 anni del Movimento per la Liberazione della Palestina, il primo ministro israeliano conferma: "E' tutta colpa di Hamas". Dall'annuncio di Trump su Gerusalemme, sono 13 i palestinesi morti negli scontri.

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In occasione del 53esimo anniversario della costituzione del Fatah, il movimento di liberazione della Palestina, Mahmoud Abbas, presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese ha reso visita a Ramallah alla tomba di Yasser Arafat. Intanto il capo della delegazione palestinese negli Stati Uniti, Husam Zomlot, è stato richiamato per consultazioni. E' l'effetto-Gerusalemme scatenato dal presidente Trump.

"Siamo qui per restare e non ce ne andremo", ha detto Mahmoud Abbas, "non ripeteremo gli stupidi errori del passato, saremo qui finché la Palestina non sarà liberata e Gerusalemme, a Dio piacendo, sarà la capitale della Palestina".

Dall'altra parte, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ribadisce il concetto già espresso qualche giorno fa: "La decisione che ci sia calma o no a Gaza, dipende solo da Gaza". E rincara la dose: "Israele vede Hamas come responsabile di qualsiasi fatto contro di noi nella Striscia di Gaza. Da quando abbiamo distrutto il tunnel del terrore che è penetrato nel nostro territorio poche settimane fa, l'esercito ha attaccato circa 40 obiettivi di Hamas, incluso un attacco da parte dell'aviazione durante la notte".

Dall'annuncio di Trump su Gerusalemme il 6 dicembre scorso, 13 palestinesi sono rimasti uccisi negli scontri con la polizia e l'esercito israeliano. 

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