Avramopoulos: "Ci vuole un regolamento di Dublino più giusto e più equilibrato"

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Di Euronews
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Il commissario Ue alle migrazioni affronta ai nostri microfoni una delle questioni che più dividono l'Europa

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La questione migratoria è una di quelle che più dividono l’Europa, in particolare, come ha riassunto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk prima del vertice del 14 dicembre, fra paesi dell’est, refrattari al sistema di ricollocamento dei profughi, e dell’ovest, convinti che il carico debba essere equamente ripartito fra i paesi membri. In mezzo, l’Austria, il cui nuovo governo si è detto contrario al principio del ricollocamento e ha annunciato misure controverse come la sospensione dei sussidi in denaro ai richiedenti asilo.

Al cuore dell’Europa, lo scontro fra Tusk e il commissario incaricato della politica migratoria Dimitris Avramopoulos, che abbiamo invitato nei nostri studi di Bruxelles per commentare la situazione.

La politica anti-migranti dell’Austria

Efi Koutsokosta, Euronews: Il nuovo governo austriaco include un partito di estrema destra. Questo la preoccupa?

Dimitris Avramopoulos, Commissario Ue alle migrazioni: “Mi lasci dire innanzi tutto che l’Austria è una grande nazione, una nazione molto democratica, e una nazione pro Europa. Non penso che questa coalizione disorienterà l’orientamento europeo dell’Austria. È vero che con alleanze di questo tipo c‘è una sorta di tiro alla fune, uno dei due cerca di prevalere sull’altro. Ma i valori fondamentali su cui è costruita la democrazia austriaca sono molto resilienti.

Euronews: Sembra che il nuovo cancelliere Kurz sia in sintonia con quanto dichiarato dal presidente Tusk sulle quote obbligatorie e sulla politica migratoria, di cui lei è responsabile. Che cosa significa questo per lei, considerato che l’Austria assumerà la presidenza dell’Unione europea nel secondo semestre del 2018?

Dimitris Avramopoulos: “Nessuno ha mai parlato di quote in Europa. Questa parola non esiste nel nostro vocabolario. È stata scritta nei giornali. Quello che è stato deciso tre anni e mezzo fa in Lussemburgo – e la decisione è stata presa da tutti gli stati membri de Consiglio – era di avanzare insieme, uniti, ed è allora che abbiamo adottato il sistema del ricollocamento. Nel giro di pochissimo tempo abbiamo constatato che tre stati membri non intendevano mantenere gli impegni, e proponevano contributi alternativi. Che non sono stati accettati, perché voglio essere molto chiaro: non si può fare solidarietà à la carte”.

Un nuovo regolamento di Dublino

Euronews: Ma ora gli stati membri hanno sei mesi per decidere che cosa fare del regolamento di Dublino, e che cosa fare di queste quote obbligatorie. Come è possibile raggiungere un compromesso se ci sono queste divisioni fra est e ovest?

Dimitris Avramopoulos: “Il nuovo Dublino dovrà essere più giusto e più equilibrato, in modo che il carico non cada sulle spalle degli stati membri in prima linea come la Spagna, l’Italia, la Grecia, o anche, oggi, la Bulgaria. Tutti parlano di ‘condivisione dei carichi’, io direi ‘condivisione delle responsabilità’”.

Euronews: Questo nuovo Dublino prevederà sanzioni per i paesi che non vogliono proprio rispettarlo?

Dimitris Avramopoulos: “Nel momento in cui sarà presa la decisione finale attraverso un accordo di tutti gli stati membri, la sua applicazione sarà obbligatoria”.

“L’Europa esisterà finché ci saranno accordi”

Euronews: Torniamo sulle sanzioni: ci sono state proposte di multare chi non rispetta il sistema delle quote con somme intorno ai 250 mila euro. Che cosa ne pensa?

Dimitris Avramopoulos: “C‘è stata quest’idea. È obsoleta. È finita. È stata lanciata due anni fa. Ma siamo seri, non si tratta di dare multe, si tratta di mettersi d’accordo. L’Europa esiste grazie a un accordo storico siglato 60 anni fa. L’Europa continuerà a esistere fintanto che ci saranno accordi. E in questo processo dobbiamo mettere da parte le posizioni dei nostri partiti politici e perfino, in alcuni casi, gli interessi dei nostri paesi. Dobbiamo lavorare e pensare come una famiglia, con una prospettiva europea”.

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