Manifestazioni nelle principali città francesi. Ma il premier deve fare i conti anche con gli israeliani che gli chiedono di dimettersi
L'arrivo del premier israeliano Benjamin Netanyahu in Francia ha scatenato un'ondata di proteste. In Place de la Republique a Parigi centinaia di persone hanno espresso il loro sdegno per questa visita, per le politiche contro i palestinesi, messe in atto da Netanyahu, ma anche per la decisione della Casa Bianca di riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato israeliano.
La manifestazione è stata organizzata da associazioni come EuroPalestine e France Palestine Solidarité.
"Sento condanne alla dichiarazione storica del presidente Trump, - ha detto Netanyahu all'aeroporto, prima dell'imbarco per Parigi - ma non sento alcuna condanna per i razzi sparati contro Israele o per il terribile incitamento contro di noi. Non sono disposto ad accettare questa ipocrisia e, come al solito, in quest'occasione importante presenterò la verità di Israele senza paura e con la testa alta".
Per diversi analisti la dichiarazione di Trump ha inopportunamente sviato l'attenzione dal problema principale di Israele. Netanyahu è indagato per corruzione e abuso d'ufficio e anche sabato, per la seconda settimana consecutiva, circa diecimila persone sono scese in strada a Tel Aviv per chiedere al premier di dimettersi. Le accuse non riguardano solo il leader del Likud, ma anche alcuni dei suoi più stretti collaboratori.
Lo scorso 4 dicembre David Bitan, a capo dei parlamentari della Knesset che sostengono la coalizione governativa, è stato interrogato per 14 ore dalla polizia perché sospettato di aver accettato tangenti da un esponente della malavita.
Bitan è considerato uno degli uomini di fiducia di Netanyahu.