"Siamo pronti a sacrificare le nostre vite per al-Aqsa", è stato uno degli slogan lanciati nel corso della manifestazione, durante la quale si sono registrati alcuni scontri con la polizia israeliana.
A Gerusalemme Est, così come a Gaza e in Cisgiordania, negozi e scuole restano chiusi in protesta contro la decisione di Donald Trump.
Nella prima di tre "giornate della rabbia", i palestinesi si sono dati appuntamento alla Porta di Damasco nella Città Vecchia per una manifestazione, accolti da un consistente dispiegamento di forze della polizia israeliana.
"Ciò che ha detto Trump non cambierà né cancellerà la storia - dice un anziano palestinese - Gerusalemme è una città araba e lo rimarrà per sempre".
"Chi ha dato il via libera a Trump per fare questo a Gerusalemme? - si chiede una donna residente a Gerusalemme - Sfortunatamente penso siano stati i leader dei Paesi arabi con il loro silenzio e la loro negligenza".
"Siamo pronti a sacrificare le nostre vite per al-Aqsa", è stato uno degli slogan lanciati nel corso della manifestazione, durante la quale si sono registrati alcuni scontri con la polizia israeliana.
Il segretario generale della Lega Araba mette in guardia da un'escalation delle violenza nei territori palestinesi e in particolare a Gerusalemme.