Dal governo l'appello a fare presto altrimenti potrebbero tornare i terroristi dell'Isil
Ricostruire Mosul, e fare presto. Altrimenti tra le macerie della città, potrebbero tornare di nuovo i terroristi dell’Isil, cacciati appena una settimana fa, dopo nove mesi di assedio. Ma servono fondi, che il governo iracheno non ha, perché il prezzo del petrolio cala e i costi della lotta ad Isil pesano.
Il vicino Kuwait si è fatto avanti, aiuterà nella ricostruzione; è lontana la storia del 1990, quando l’Iraq invase il Kuwait, pretesto della guerra del Golfo; ora i due hanno un nemico comune: Isil.
Sattar al Jilehawi, volontario con le Forze di Mobilitazione Popolare: “Questo è il nostro Paese. Quando vediamo la nostra città distrutta in questo modo, fa male dentro. Ma non c‘è niente da fare. Dovevamo cacciare l’Isil da queste strade per avere la pace. Abbiamo lottato per avere la pace”.
La pace, tra le macerie. Nei quartieri occidentali, non resta che la polvere di una città che fu gloriosa: l’antica Ninive, sulle sponde del Tigri, citata anche nella Bibbia. Mancano l’acqua, l’ elettricità, l’ospedale tra le cui mura si è combattutto per un mese, danneggiati tutti i ponti sul Tigri. I civili, fuggiti in massa, hanno paura anche di tornare a vedere cosa resta della loro casa.