Un anno fa il fallito colpo di Stato in Turchia: il racconto di due ufficiali NATO colpiti dalle purghe di Erdogan

Un anno fa il fallito colpo di Stato in Turchia: il racconto di due ufficiali NATO colpiti dalle purghe di Erdogan
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Di Euronews
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Rifugiatisi in Belgio, i due maggiori hanno accettato di parlare a Euronews in condizioni di anonimato

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Come conseguenza del fallito colpo di Stato avvenuto in Turchia il 15 luglio 2016, centinaia di ufficiali militari in servizio presso la NATO sono stati licenziati. In esclusiva euronews ha intervistato due maggiori – un ex pilota di F16 e un dirigente delle unità mezzi cingolati- che per sfuggire alle purghe del governo turco hanno chiesto asilo in Belgio. Tutt’ora non sanno spiegarsi cosa sia veramente successo quella notte.

“Cercavo di capire cosa stesse succedendo -afferma uno di loro – ho detto a mia moglie ‘dicono che si tratti di un colpo di stato, ma non sembra un colpo di stato, voglio dire, non è il modo normale di effettuare un golpe’. La Turchia ne ha subiti vari in passato. Avvengono a notte fonda, ogni posto di blocco è controllato, tutti i media vengono chiusi e la mattina dopo rimane aperto un solo canale per annunciare alla nazione che c‘è stato un colpo di stato, di restare a casa e di non uscire. Ma è stato esattamente l’opposto: il presidente è uscito fuori e ha invitato il popolo a scendere per strada: erano le 9 o le 10 di sera e tutti erano in piazza. Sembrava piuttosto una caricatura grottesca, non sembrava un colpo di stato”.

Secondo le loro dichiarazioni, i licenziamenti hanno colpito 50 dei 53 ufficiali in servizio presso la sede della NATO a Bruxelles e 70 militari presso la missione Shape a Mons.

“La lista nera è stata annunciata il 27 settembre. C’erano circa 200 nomi, tra cui il mio. Fino a quel momento non credevo davvero di essere in pericolo in qualche modo, perché eravamo a Bruxelles e pensavamo ancora che esistesse una sorta di stato di diritto e che avremmo potuto difenderci e dimostrare che non potevamo aver partecipato a quel colpo di stato. Eravamo in servizio in Belgio. Ma quando abbiamo visto quella lunga lista, abbiamo capito che a loro non importava se avessimo partecipato o meno. Stavano semplicemente effettuando delle purghe”.

Alcuni di loro hanno preferito non tornare in Turchia per evitare il carcere. I loro passaporti sono stati revocati, i conti bancari bloccati e i diritti pensionistici negati.

“Ti arriva un ordine che dice che devi rientrare, contrariamente a quanto previsto dalla legge. Non c‘è alcun tipo di ragione. Quando chiedi spiegazioni ti dicono che è un segreto di Stato e che non possono dirti qual‘è l’accusa”.

Anche il suo collega conferma :“Non ci hanno detto di cosa si trattava, non ci hanno detto di cosa eravamo considerati colpevoli, quali erano le accuse. Ci hanno semplicemente detto che era in corso un’indagine giudiziaria su di noi e che dovevamo tornare. Quelli che erano pronti a partire, una volta tornati in Turchia, sono stati arrestati all’aeroporto o presso il quartier generale turco. Quando abbiamo visto tutto questo, ci siamo detti: è meglio se rimaniamo qui”.

Per il governo turco dietro il colpo di Stato tentato dai militari c‘è Fetullah Gulen, predicatore e politologo turco in esilio volontario negli Usa dal 1999. Ma nessuno sa quale sia la verità.

“Onestamente, non sappiamo cosa sia successo quella notte- ammettono.- E questo è quello che fa più male. Ancora non lo sappiamo. Ciò che sostiene il governo non corrisponde alla versione raccontata dalle persone che hanno vissuto l’evento”.

Le purghe hanno colpito più di 100.000 persone tra cui giudici, poliziotti, insegnanti e militari, accusati di tradimento.

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