Nel più grande Paese musulmano del mondo, l'Indonesia, c'è chi parla di escamotage per impedire al governatore di ricandidarsi
Il governatore di Giacarta, Basuki Tjahaja Purnama , meglio noto come Ahok, ha iniziato, questo martedì, a scontare in carcere una condanna per blasfemia. La pena di due anni di detenzione è stata inflitta da un tribunale indonesiano nell’ambito di un processo in cui il governatore era accusato di contestare il Corano . Per i giudici la prova è stata un video in cui il governatore, di religione cattolica e origini cinesi, diceva a delle persone che il Corano non vieta ai musulmani di eleggere politici di altre religioni. La sentenza ha diviso l’isola con manifestazioni a favore del governatore, fuori dal tribunale
Christian Governor in Indonesia Found Guilty of Blasphemy Against… https://t.co/iIfsmLgnac#Muslims_and_Islam#Basuki_Tjahaja_Purnama#newspic.twitter.com/2gvke7snXJ
— Everiting (@everiting) 9 maggio 2017
“Sono molto contrariato. Come può essere imprigionato per qualcosa che non ha fatto? Il procuratore ha mostrato che non c’erano prove della sua colpevolezza e ora il giudice dice che è colpevole. Siamo certi che la corte non abbia ricevuto pressioni dai gruppi musulmani ?” – dice un manifestante. Secondo i sostenitori di Purnama, dietro la sentenza c‘è la volontà di impedire una sua nuova candidatura.
A Giacarta, tuttavia, si sono tenute anche manifestazioni contro il governatore con manifestanti che chiedono il massimo della pena: cinque anni. La sentenza accende un faro sull’Indonesia, il più grande Paese musulmano del mondo, e la sua capacità inclusiva dal punto di vista religioso.