Conflitto isrelo-palestinese, cade il paradigma della soluzione con due Stati

Sulla questione israelo palestinese resisteva fino a questo momento una certezza e poggiava sulla soluzione dei due stati.
Trump fa traballare anche questa:
“Io sono a favore della soluzione dei due stati, ma rispetterò la posizione che meglio converrà alle due parti”.
L’accordo tra le parti c‘è stato anche se finora non è bastato.
Nel 1988, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina ha adottato ufficialmente una soluzione favorevole a due Stati, è la prima volta.
Cinque anni dopo , con gli accordi di Oslo
Yasser Arafat et Ytzak Rabin si impegnano a arrivare alla pace sulla base di questa soluzione.
Questa diventerà la posizione ufficiale di Stati Uniti, Onu nonché di Israele e dell’autorità palestinese.
A Ramallah, Saeb Erekat, principale negoziatore palestinese, si dice incredulo:
“L’idea di Netanyahu, uno stato-due sistemi, è una sorta di apartheid imposto ai palestinesi. Non è possibile nel XXI secolo”.
Dal 1967 a oggi ii confini dello stato palestinese cambianodi continuo, se Gaza è interamente palestinese, la Cisgiordania è divisa in tre zone.
Nella zona A, che rappresenta il 20% del territorio vive il 50% della popolazione, sotto il controllo civile e militare palestinese.Nela zona B, 20% del territorio, vive il 40% dei palestinesi sotto il controllo congiunto isrelo palestinese. La zona C, il 60% del territorio con il 6% della poplazione è sotto il controllo totale degli israeliani.
Con la politica di colonizzazione portata avanti da Israele e ripresa sotto Trump, il territorio palestinese si è notevolmente ridotto.
La soluzione dei due Stati è sempre percorribile, ma in che termini, uno dei due stati vedrà il proprio territorio parcellizzato e con quali frontiere?
Per arrivare a una soluzione del conflitto adesso si pensa a un approccio regionale che coinvolga i vari attori della regione.