Che avesse un problema con l’Europa non è una novità, ma il braccio di ferro in cui si è lanciata Marine Le Pen contro il Parlamento Europeo è piuttosto inedito.
Che avesse un problema con l’Europa non è una novità, ma il braccio di ferro in cui si è lanciata Marine Le Pen contro il Parlamento Europeo è piuttosto inedito. La leader del Front National e candidata alle presidenziali francesi rifiuta di rimborsare i 300.000 euro richiesti da Strasburgo. La somma avrebbe dovuto essere versata entro la mezza notte di martedì 31 gennaio.
L’eurodeputata è accusata di aver remunerato come assistente parlamentare tra il due mila dieci2010 e il 2016 Catherine Griset che in realtà lavorava essenzialmente come segretaria di Le Pen per il Front National.
“Non intendo sottostare ad una persecuzione, ad una decisione presa unilateralmente da degli avversari politici” ha affermato Le Pen, rappresentante dell’estrema destra europea assieme all’olandese Geert Wilders, all’italiano Matteo Salvini, all’austriaco Harald Vilimsky tra gli altri.
L’Ufficio Europeo di Lotta Antifrode aveva lanciato la procedura a marzo 2015. A fine febbraio Le Pen dovrebbe inoltre restituire 41.500 euro percepiti a titolo di assistente parlamentare da Thierry Légier, guardia del corpo di Le Pen.