In una Francia in piena campagna elettorale, l’uso del burkini continua a far discutere e diventa strumentale.
In una Francia in piena campagna elettorale, l’uso del burkini continua a far discutere e diventa strumentale. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani si è schierato a favore della decisione del Consiglio di Stato francese che ha imposto lo stop al divieto di indossare il burkini in spiaggia, voluto da alcuni sindaci.
“E’ una reazione stupida a quello che stiamo affrontando in termini di attacchi terroristici. Non aumenta il livello di sicurezza, non migliora l’ordine pubblico”, ha detto l’Alto Commissario. “Semmai aumenta gli attriti e mina l’ordine pubblico. E’ una misura controproducente”.
Sono più di 30 le città balneari francesi che avevano vietato l’uso del burkini (che lascia scoperti solo testa, piedi e mani). Il Consiglio di Stato alla fine della scorsa settimana ha deciso di bandire il divieto dalle spiagge di Villenueve-Loubet, vicino Nizza e questa decisione potrebbe estendersi alle altre località.
Il premier Valls dal canto suo tira dritto e continua a ribadire che il burkini va vietato, coinvolgendo anche la Marianne, simbolo della Repubblica francese: “E visto che parlate, fatelo bene e parlate di Marianne, Marianne, il simbolo della Repubblica che ha un seno scoperto perchè nutre il popolo e non ha il velo perchè è libera. Questa è la Repubblica, questa è Marianne, questo è quello di cui abbiamo bisogno e che dobbiamo indossare”.
La dichiarazione di Valls ha scatenato immediate reazioni e suscitato polemiche. Benoit Hamon, socialista dissidente dal governo e candidato alle primarie interne, accusa il premier di aver diviso il Paese durante l’estate.