Newsletter Newsletters Events Eventi Podcasts Video Africanews
Loader
Seguiteci
Pubblicità

Le bugie della Brexit

Le bugie della Brexit
Diritti d'autore 
Di Euronews
Pubblicato il
Condividi questo articolo Commenti
Condividi questo articolo Close Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto: Copy to clipboard Copied

“Signor Johnson, ha un messaggio rassicurante per il paese?

PUBBLICITÀ

“Signor Johnson, ha un messaggio rassicurante per il paese? Ci sono milioni di elettori molto spaventati in questo momento che aspettano un messaggio dal loro leader…”. Così un giornalista cerca di far parlare un Boris Johnson insolitamente silenzioso per un vincitore.

Una vittoria costruita su promesse che i sostenitori della Brexit sanno di non poter mantenere. Una di queste era perfino scritta a caratteri cubitali sui pullman usati nella campagna: i 350 milioni di sterline versati ogni settimana a Bruxelles dovrebbero andare al sistema sanitario nazionale. Peccato che la cifra reale sia di meno di 250 milioni e che il leader dello Ukip Nigel Farage abbia dichiarato venerdì di non poter garantire che questi soldi saranno spesi nella sanità.

Un’altra promessa più volte ripetuta era quella di controllare e ridurre l’immigrazione. Nelle parole di Farage, “Rivogliamo i nostri confini, rivogliamo i nostri passaporti, rivogliamo il nostro paese. Chiunque sia d’accordo con noi, voti il 23 giugno, sarà il giorno dell’indipendenza”

Ma a quanto pare chi ha votato per la Brexit aspettandosi la chiusura delle frontiere agli immigrati sarà deluso. Se il Regno Unito vuole continuare a far parte del mercato comune, dovrà accettare le regole della libera circolazione dei lavoratori. I leader della campagna sostengono che tutto quel che chiedevano era in realtà un qualche tipo di controllo su chi entra e sulle quote d’immigrazione.

E poi ci sono i tempi: i pro-Brexit avevano promesso che se avessero vinto, il Regno Unito avrebbe lasciato l’Unione europea il prima possibile. Ora invece temporeggiano, e appaiono disorientati. Il cancelliere dello scacchiere George Osborne spiega: “Il primo ministro ha dato tempo al paese di decidere che tipo di relazione avere con l’Europa, rinviando la decisione di avviare la procedura dell’Articolo 50 all’autunno, quando sarà in carica un nuovo premier”. Una spiegazione che forse non convince tutti gli elettori.

Vai alle scorciatoie di accessibilità
Condividi questo articolo Commenti

Notizie correlate

Perché la Corte costituzionale ha bocciato il referendum abrogativo sull'autonomia differenziata

Moldova, vince di poco il sì al referendum su adesione all'Ue: Sandu al ballottaggio per presidenza

Referendum Ue in Moldova, posta in gioco alta: il Cremlino mobilita soldi e propaganda