Gli scudi in Polonia e Romania congelano ulteriormente i rapporti Usa-Russia

La temperatura, ormai tornata glaciale da tempo, tra Russia e Stati Uniti scende un altro po’, dopo l’inaugurazione del sito di Redzikowo che ospiterà un sistema di missili intercettori americano.
Fortemente voluto dal governo polacco, che avverte pericoli nell’incrementata attività militare russa.
Il vicesegretario americano alla difesa, Robert O. Work, ha affermato dal palco dell’inaugurazione del sito, che dovrebbe essere pienamente operativo nel 2018: “l’Europa e, per estensione la Nato, affronta una vasta gamma di nuove e complesse sfide per lasicurezza. Rispondere a queste sfide richiede una alleanza Nato più capace, che continui a evolversi e adattarsi, alle minacce vecchie e nuove”.
Sarebbero, per Washington, quelle che arrivano dal Medio Oriente, ma Mosca è di altro avviso. E sembra vedere in questa mossa e, a sua volta, minacciare, una rinnovata corsa agli armamenti.
Il presidente russo Vladimir Putin sostien che “non sono sistemi di difesa. Sono parte del potenziale nucleare americano, trasferito in periferia. La periferia, in questo caso, è l’Europa dell’est.
E ha aggiunto che “le persone che stanno prendendo tali decisioni dovrebbero sapere che, finora, hanno vissuto in pace e sicurezza. Ora, dopo il piazzamento di questi elementi missilistici, noi dobbiamo pensare a come neutralizzare le minacce alla sicurezza della Federazione russa”.
Stesse diversità di vedute che riguardano anche lo scudo missilistico operativo da giovedì a Deveselu, in Romania e costato 800 milioni di dollari. Per gli americani “vitale per difendere l’Europa dagli Stati canaglia”. Il Cremlino sostiene serva, in realtà, a neutralizzare il suo arsenale atomico.
E qualche ambiguità risulta dalle affermazioni americane secondo le quali il primo Stato da cui potrebbe essere necessario difendersi risulta l’Iran “fino a che continuerà a lavorare con materiale nucleare. Mosca risponde perplessa che “proprio noi abbiamo partecipato ai negoziati per firmare l’accordo sul nucleare iraniano”.