Dilma di lotta e non più di governo

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Di Alfredo Ranavolo
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Iniziano i sei mesi di sospensione, la presidente brasiliana promette battaglia politica nelle strade e nelle sedi istituzionali.

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La “guerriera della patria brasiliana” urlavano i sostenitori acclamando l’ingresso di Dilma Rousseff nella sala conferenze del palazzo presidenziale.

E la neosospesa presidente si è dimostrata più combattiva che mai, palesando l’intenzione di battagliare per proseguire il suo mandato.

Vamos mostrar ao mundo que há milhões de defensores da democracia em nosso País. https://t.co/44cPOE7dWX

— Dilma Rousseff (@dilmabr) 12 maggio 2016

“Quando una presidente eletta è cacciata – ha detto – sotto accusa per un crimine che non ha commesso, il nome che si dà a questa cosa nel mondo democratico non è impeachment, ma golpe”.

Sulle accuse mosse nei suoi confronti, ha affermato che “questo processo è fragile, giuridicamente inconsistente, un processo ingiusto intentato contro una persona onesta e innocente”.

E ha chiuso invitando tutti alla mobilitazione: “La battaglia per la democrazia non ha una data di scadenza. È una battaglia permanente che richiede dedizione permanente”.

Probabile che Rousseff tenterà di nuovo di ricorrere alla Corte Suprema, che però finora si è dimostrata poco disponibile nei suoi confronti. A quel punto sarà il Senato, fra sei mesi durante i quali resterà al palazzo di Plano Alto senza poteri, sostituita dal vice Michel Temer, a dover votare di nuovo. Dopo aver ascoltato le conclusioni della commissione parlamentare di inchiesta appositamente istituita. Servirà una maggioranza di due terzi per rimuovere definitivamente la presidente. Venisse confermato il risultato odierno, 55 voti a favore della procedura su 81 parlamentari, sarebbe sufficiente.

Ma non è così scontato. In realtà ci sono molti costituzionalisti ed ex presidenti della Repubblica, pur di altre aree politiche, che non condividono l’impeachment, dato che per la Costituzione brasiliana esso è possibile solo se il presidente mente alla nazione. E le accuse di aver truccato i conti pubblici non sarebbero tali da configurare il caso.

Di fatto Rousseff non è indagata dalle autorità giudiziarie in nessuna delle inchieste per corruzione, che coinvolgono invece altri politici brasiliani come l’ex presidente Lula. La sua popolarità, però, è in netto ribasso e bisognerà vedere in quanti vorranno effettivamente sostenere la sua lotta.

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