Una guerra culturale contro l'Isil

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Nel Kurdistan iracheno la battaglia si combatte dentro le moschee. L'obiettivo mettere fine a un'interpretazione fondamentalista del Corano

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Combattere l’Isil e la sua barbarie su un terreno diverso dal campo di guerra.

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Nel Kurdistan iracheno la battaglia è stata portata dentro la moschea, con l’intento di mettere fine a un’interpretazione fondamentalista del Corano, per cui l’unica spiegazione del libro consiste nell’applicazione letteraria e totalmente meccanica dei dettami coranici (leggi qui: “http://www.lindro.it/daesh-il-califfato-universale-e-la-jihad/#sthash.ANDMZygV.dpuf”).

Tra le misure prese in questa parte di Iraq, il divieto a alcuni imam di pronunciare la preghiera del venerdì, occasione per molti di difendere Daesh e le sue azioni di terrore, sermoni con cui sembra siano riusciti a catechizzare molti giovani che sono andati a ingrossare le file dello Stato Islamico.

https://www.google.fr/maps/place/Erbil,+Irak/@36.1974139,43.9386157,12z/data=!3m1!4b1!4m2!3m1!1s0×400722fe13443461:0×3e01d63391de79d1

Barzan Rasheed, imam curdo:

“Durante la preghiera del venerdì, cerchiamo di far convivere religione e nazionalismi, cerchiamo di trasmettere un messaggio di pace e di sicurezza interna. La guerra contro Daesh pesa sulle nostre spalle, abbiamo la responsabilità di combattere l’estremismo e di portare nuovi messaggi attraverso le nostre moschee”.

Per il ministro degli Affari religiosi, più del 5% delle prediche del venerdì sono fuori contesto e fuori luogo.
La misura di ‘silenziare’ alcuni imam è stata presa dopo che alcuni membri di Daesh fatti prigionieri hanno ammesso di essere stati spinti in questa direzione dai discorsi estremisti degli Imam.

Il ‘ripulisti’ coinvolge vari settori della società, ambienti in cui è possibile diffondere l’idea di un islam radicale.

Mariwan Naqshbandi, ministro per gli Affari religiosi del governo regionale curdo:

“Con la preghiera del venerdì, cerchiamo di accedere alle carceri del Kurdistan che contano tra i detenuti vari membri di Daesh. L’obiettivo è far cambiare la mentalità di questi giovani persi”.

Il processo deve iniziare fuori dal carcere, ne sono convinte anche le autorità curde che hanno promosso nuovi testi scolastici con una visione dell’Islam più moderata.
Ma non solo, anche gli insegnanti che abbracciavano una visione estrema dell’Islam sono stati sostituiti con colleghi che ne condividano una più al passo con i tempi e in grado di trasmettere valori universali come la tolleranza e il rispetto della diversità.
Questa battaglia, quella culturale è appena iniziata.

Mohammed Shaikhibrahim, euronews: “L’interpretazione fondamentalista della religione islamica di Daesh, toglie a quest’ultima la sua dimensione di umanità e misericordia, essenza di tutte le religioni monoteiste.
Contro questa interpretazione i religiosi lanciano una controffensiva per reintegrare i giovani emarginati e affascinati dall’interpretazione data da Daesh”.

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