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Washington usa la parola "genocidio" per descrivere il modus operandi di Daesh

Washington usa la parola "genocidio" per descrivere il modus operandi di Daesh
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Di Alberto De Filippis
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Non è accaduto spesso nella storia. Gli Stati Uniti hanno deciso di definire genocidio le atrocità commesse dall’Isis nei confronti delle minoranze

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Non è accaduto spesso nella storia.

Gli Stati Uniti hanno deciso di definire genocidio le atrocità commesse dall’Isis nei confronti delle minoranze religiose, inclusa quella cristiana.

La dichiarazione era nell’aria da giorni e il Congresso aveva fissato la scadenza proprio questo giovedì per adottare o meno nei confronti del gruppo questa definizione.

Per Washington l’uso del termine genocidio è un passo importante: è infatti solo il secondo caso di adozione della definizione mentre è in corso un conflitto. In precedenza era stato Colin Powell a definire in questo modo le violenze in Darfur.

Così l’attuale segretario di Stato: “Daesh si è autoproclamato genocida con la sua ideologia e le sue azioni. Per quello che fa e quello in cui crede. Daesh è responsabile di crimini contro l’umanità e pulizia etnica diretta contro diversi gruppi fra cui anche musulmani sunniti, curdi e altre minoranze”.

Ha continuato Kerry in conferenza stampa: “Dobbiamo considerare gli autori di questi atti, responsabili. Dobbiamo trovare le risorse per aiutare quelli che sono stati colpiti da queste atrocità a sopravvivere nelle loro terre. Dare un nome a questi crimini è importante, ma fermarli è fondamentale”.

John Kerry si trova quindi in una situazione simile a quella del suo omologo Powell. Gli Stati Uniti sono già impegnati in una battaglia contro l’Isis, ma alcuni ritengono che l’uso della definizione genocidio implicherebbe un maggior
coinvolgimento degli Usa.

In realtà c‘è anche chi legge questo passo dell’amministrazione Obama come una chiamata collettiva affinché tutti i Paesi si assumano le proprie responsabilità superando egoismi nazionali per fermare i macellai dello Stato Islamico che hanno già reso invivibili larghe zone di Siria e Iraq.

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