Turchia: la polizia disperde nuove proteste contro il commissariamento di Zaman

Turchia: la polizia disperde nuove proteste contro il commissariamento di Zaman
Di Luisida De Ieso Agenzie:  Afp, Reuters
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Sabato 500 persone si sono riunite davanti alla sede del maggiore quotidiano del Paese, dove venerdì notte aveva fatto irruzione la polizia. L'Ue: "Ankara rispetti la libertà di stampa".

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Il nuovo corso del maggiore quotidiano turco Zaman è cominciato, fra nuove proteste a Istanbul. Il caporedattore Abdulhamit Bilici, fra i manifestanti all’indomani del commissariamento, è stato licenziato.

Turkish police raid #Zaman HQs, fire tear gas on readers after gov’t takeover
https://t.co/MGuncKEKDqpic.twitter.com/sxwY69lUXg

— Today's Zaman (@todayszamancom) 5 mars 2016

Lacrimogeni, pallottole di gomma e cariche: sabato la polizia è tornata a disperdere la folla che gridava, “non si può far tacere la libertà di stampa”. Circa 500 persone si erano radunate di fronte alla sede di Zaman dove venerdì notte ha fatto irruzione la polizia per applicare la decisione di un tribunale di Istanbul.

This woman, a faithful reader of #Zaman, was just standing on the sidewalk, clapping in protest of gov't takeover pic.twitter.com/VXvjTaoUcr

— Abdullah Bozkurt (@abdbozkurt) 5 mars 2016

Numerose le reazioni di condanna a livello internazionale, da parte di organizzazioni a difesa dei diritti umani, Russia, Stati Uniti e Unione Europea che in una nota del proprio servizio diplomatico ha richiamato la Turchia, candidata all’adesione, a “rispettare la libertà di stampa”.

“La costituzione è sospesa”, denuncia sulle sue pagine Zaman. “La stampa turca vive i giorni più bui della propria storia”.

“Siamo tutti essere umani ed ogni essere umano è importante, le varie opinioni presenti in una società devono avere voce”, sostiene un lettore, davanti all’edificio del quotidiano dove sono dispiegati poliziotti e barricate. “Per questo siamo venuti qui, ognuno con le proprie opinioni, per sostenere Zaman. Non è questo il Paese che vogliamo, siamo preoccupati”.

Il gruppo editoriale Feza è considerato vicino al nemico numero uno del presidente Recep Tayyip Erdogan, il predicatore Fethullah Gulen, accusato di aver creato uno Stato parallelo per rovesciare il governo dell’AKP e di essere all’origine delle inchieste per corruzione che due anni fa hanno colpito l’entourage di Erdogan, allora primo ministro.

Il governo aveva risposto procedendo a una vasta operazione di epurazione nel mondo della polizia e della magistratura.

Kemal Kilicdaroglu, leader del principale partito d’opposizione, il partito repubblicano del popolo (CHP), ha definito “uno strumento politico” il tribunale di Istanbul che ha ordinato il commissariamento di Zaman e ha ricordato che “trenta giornalisti sono in carcere e 7000 sono disoccupati” per aver fatto il proprio mestiere.

Due giornalisti del quotidiano di opposizione Cumhuriyet, Can Dündar et Erdem Gül, a fine mese verranno giudicati per aver riferito di forniture di armi da parte di Ankara a combattenti islamisti in Siria.

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