Anche secondo alcuni giudici le modalità dell'interrogatorio dell'ex presidente hanno destato perplessità.
La presidente brasiliana Dilma Rousseff è andata personalmente a portare la sua solidarietà a colui che l’ha preceduta alla guida del Paese.
Ha raggiunto la casa di Lula a San Bernardo do Campo, periferia di San Paolo, manifestando completo supporto verso l’ex capo dello Stato, venerdì prelevato dalla polizia e trattenuto per tre ore, per deporre nell’ambito delle indagini sullo scandalo Petrobras.
Rousseff si era detta “indignata” per iquanto era accaduto. Sulle modalità con le quali è stato trattato Lula hanno avuto da obiettare anche alcuni esponenti di rilievo della magistratura brasiliana, anche se le inchieste in corso contro casi di corruzione, che coinvolgono altissimi vertici dello Stato, sono “necessarie”.
Il giudice della Corte Suprema Marco Aurélio Mello ha detto a Cbn Radio che “nulla giustifica l’uso della forza”, come quando la polizia ha preso Lula senza preavviso dal suo appartamento.
Il collega Gilmar Mendes, che pure ha pubblicamente detto che ci sono forti evidenze di irregolarità da parte del Partito dei lavoratori nel raccogliere fondi per le proprie campagne elettorali, ha definito l’interrogatorio di Lula sotto la custodia della polizia una situazione “delicata” sul quotidiano O Estado de S.Paulo.
Sergio Moro, il giudice del pool di Curitiba che ha fatto prelevare Lula per interrogarlo, ha affermato che “si è provveduto a proteggere l’immagine di Lula durante l’operazione” e ha espresso rammarico per le violenze che sono seguite al breve fermo.
L’ex presidente, invece, ha tuonato contro quella che ha definito “giustizia show”. E si è detto disponibilie a ritornare a candidarsi alle presidenziali del 2018.
“Ho 70 anni ma ho ancora la voglia di un giovane di 30 e un corpo da atleta di 20. Quindi: se volete un generale che animi la truppa, sono qui’‘ ha affermato, infiammando la folla che si era riunita davanti alla sua abitazione.
Presenti molti sindacalisti, oltre al presidente del Partito dei lavoratori, Rui Falcao, e il sindaco di San Paolo, Fernando Haddad, astro nascente del partito e considerato da molti come un possibile candidato alla successione di Dilma.
Il primo presidente della classe operaia della storia del Brasile è considerato un eroe per milioni di brasiliani. Il suo governo (2003-2010) ha contribuito a sollevare dalla povertà 40 milioni di brasiliani, facendo crescere il profilo internazionale della nazione.