Uscire dall’Unione quanto costerebbe a Londra? Tanto. Troppo, per alcuni analisti economico-finanziari Anche se a livello pratico, forse se ne
Uscire dall’Unione quanto costerebbe a Londra?
Tanto. Troppo, per alcuni analisti economico-finanziari
Anche se a livello pratico, forse se ne trarrebbe qualche vantaggio, così crede almeno il proprietario di un’azienda di trasporto: Nigel Baxter. “L’aspetto positivo è che non dovremo più rispettare 3000 regole; allo stesso tempo non penso che cambierà molto in termini di commercio, i nostri legami con la manufattura europea sono solidi e questo proseguirà.Continueremo a crescere e a svilupparci. C‘è interesse da parte di ambo le parti perché i nostri rapporti migliorino e penso che sarà il caso”.
L’euroscetticismo crescente e politiche miopi europee hanno pesato nel forgiare le coscienze d’oltre Manica in questi ultimi anni.
Steven Baker, parlamentare conservatore: “Il vantaggio di uscire dall’Unione è che potremo riavere il controllo sulla nostra spesa e pensare essenzialmente alle nostre priorità”.
Stephen Kinnock, parlamentare Labour:“Le conseguenze sugli investimenti saranno incalcolabili, molte multinazionali investono nel Regno Unito perché è un mercato anglofono ma anche perché è uno Stato membro dell’Unione e ti dà accesso a un mercato ancora più grande che conta 500 milioni di consumatori”.
Il costo dell’uscita del Regno Unito dall’Unione, stando alle peggiori previsioni, si aggirerebbe intorno al 3% del suo Pil da qui al 2030.
Nel grafico, l’ ipotesi più favorevole a Londra, secondo i calcoli di Open Europe, prevede una maggiore deregulation del mercato.
Tom Gosnells produce birra artigianale, conta molto sull’Europa, la riuscita dei sui affari dipende dal mercato unico e dalle importazioni: “I nostri barili arrivano dall’Olanda, le bottiglie dal Belgio, il miele dalla Spagna, tutto il nostro business si basa sugli scambi commerciali con l’Europa. Esportiamo in Italia e stiamo cercando altri mercati all’interno dell’Unione, uscirne comportebbe molti rischi”
La conferazione degli industriali britannici ha già reso noto la sua posizione a favore dell’Unione, valutando intorno al 4-5% del Pil l’interesse britannico a difendere i colori Ue.