Nascere poverissimo, diventare il narcotrafficante più potente e spietato del Messico, evadere due volte e farsi riarrestare mentre preparava un film
Nascere poverissimo, diventare il narcotrafficante più potente e spietato del Messico, evadere due volte e farsi riarrestare mentre preparava un film autobiografico. La parabola del Chapo Guzman è tutta qui. A peggiorare la sua situazione, la quasi certezza che verrà estradato negli Stati Uniti.
Iniziano a conoscersi i particolari di questa caccia all’uomo durata diversi mesi. Avrebbe potuto essere arrestato già in ottobre, ma gli investigatori hanno desistito per non coinvolgere civili innocenti.
Da Hollywood alla cella di un supercarcere statunitense, è quello che si ripromette di evitare il suo avvocato difensore: “Ci troviamo in un impasse costituzionale”, ha detto. “Io credo che si debba rispettare la sovranità del Messico e che la giustizia faccia il suo corso, qui, in questo paese”.
Guzman, secondo una rivista, avrebbe incontrato l’atore Sean Penn per discutere del progetto cinematografico. L’intervista si sarebbe tenuta l’ottobre scorso.
I messicani potrebbero attendere di estradarlo per non farsi vedere troppo asserviti a Washington, ma anche per cercare di ottenere informazioni da Guzman sul cartello di Sinaloa e sui suoi grandi nemici, los Zetas. Resta da vedere se il capo dei capi, di fronte al rischio di morire in cella, abbia davvero voglia di collaborare con gli inquirenti abdicando la sua corona in cambio di uno sconto di pena.