Clima. Da Parigi rappresentanti popolazioni indigene di tutto il mondo lanciano l'allarme

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Di Andrea Neri
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È una voce all’unisono quella che ha risuonato lungo le rive della Senna, la voce delle popolazioni indigene del Nord America, dell’Amazzonia

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È una voce all’unisono quella che ha risuonato lungo le rive della Senna, la voce delle popolazioni indigene del Nord America, dell’Amazzonia, dell’Indonesia, della Repubblica Democratica del Congo. Popolazioni che avvertono i leader riuniti per la COP 21: salvare il Pianeta è già oggi per noi una questione di vita o di morte.

“Su questo remo firmiamo un patto, un patto che lega tutte le popolazioni indigene. Vogliamo proteggere la nostra Madre Terra, salvare la nostra Madre Terra, salvare i nostri figli, salvare il Pianeta” ha detto Candido Mezua Salazar, capo tribù degli Embera di Panama.

Fiumi che tendono a scomparire, fenomeni climatici estremi che costringono le popolazioni indigene ad abbandonare il proprio habitat, dall’Amazonia all’Artico. Taimiora è una rappresentante delle tribù hawaiane:

“Penso alla prossima generazione. Ci supplica di riuscire a cambiare le cose. La domanda è: quando saremo pronti? Quando saremo pronti veramente a un’inversione di rotta? Perché non c‘è più tempo. Il momento è adesso” ha detto.

Le popolazioni indigene di tutto il Pianeta non hanno portato alla conferenza sul clima di Parigi soltanto il loro grido d’allarme, ma anche sottolineato il ruolo chiave che possono avere nella ricerca di una soluzione, mettendo a disposizione un sapere unico e secolare su come vivere in sintonia con l’ambiente.

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