La Germania va alla guerra in Siria

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Di Cecilia Cacciotto
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Anche se controvoglia, la Germania di Angela Merkel partecipa a un conflitto armato. Inviando mezzi e uomini alla coalizione che combatte l’Isil, la

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Anche se controvoglia, la Germania di Angela Merkel partecipa a un conflitto armato.
Inviando mezzi e uomini alla coalizione che combatte l’Isil, la Merkel mette da parte le sue riserve all’invio di militari in conflitti fuori dai confini nazionali.

Non è un atteggiamento personale, anzi, rispecchia un’attitudine pacifista piuttosto diffusa in Germania. E che risale agli anni della guerra fredda, quando il Paese doveva contrastare un’eventuale avanzata dei carri armati sovietici diretti nel cuore d’Europa.
Era la condizione posta dagli alleati per autorizzare il riarmamento tedesco dopo la caduta del terzo Reich.

Con l’implosione dell’Unione sovietica e la riunificazione della Germania, i pericoli che minacciano il Vecchio Continente cambiano e ci vuole un esercito di professionisti, capace di effettuare missioni internazionali di stabilizzazione e mantenimento della pace.

La Germania, che conta un esercito di non professionisti, ci mette tempo a operare questa riconversione.
Se i tribunali dicono si a missioni internazionali all’estero, i tedeschi si oppongono a inviare uomini a combattere all’estero.

Il punto di svolta arriva con i conflitti dei Balcani, la Germania partecipa al conflitto in Bosnia e in Kosovo, il ministro degli Esteri di allora Joschka Fisher convince il parlamento che la difesa dei diritti dell’uomo può passare anche attraverso il ricorso alle armi.

Oggi la Germania conta 5000 militari su 9 diversi scenari di guerra, circa 1000 sono in Afghanistan.

Nel 2011, la sua astensione al voto della risoluzione Onu che autorizza il conflitto in Libia, le costa un certo isolamento in Europa, ma i tedeschi appoggiano il governo.

L’anno scorso Berlino si è tenuta, prudentemente, ai margini dei combattimenti in Iraq, inviando solo personale per addestrare i peshmerga curdi.

Oggi Angela Merkel è certa di una cosa: l’intervento autorizzato in Siria durerà diversi anni.

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