Seconda giornata di difficili discussioni a Malta tra l’Europa e l’Unione africana sulla crisi dei rifugiati. Sul tappeto un piano d’azione che
Seconda giornata di difficili discussioni a Malta tra l’Europa e l’Unione africana sulla crisi dei rifugiati. Sul tappeto un piano d’azione che prevede finanziamenti al continente più povero del mondo in cambio di una collaborazione per frenare le partenze dei migranti, le cui rimesse dall’Europa risultano una voce importante dell’economia dei loro Paesi.
“Il problema che stiamo affrontando oggi” afferma Nkosazana Dlamini-Zuma, portavoce dell’Unione africana ed ex ministro della sanità sudafricano “dipende in parte dal fatto che alcuni Paesi in Europa si comportano come una fortezza. Non c‘è parte del mondo che possa essere una fortezza. Dovremmo essere aperti all’immigrazione legale.”
Intanto la Svezia ha deciso di reintrodurre temporaneamente controlli alle frontiere in risposta all’ingente afflusso di profughi e migranti.
“Lo scopo non è limitare il numero di richiedenti asilo” spiega il ministro dell’interno svedese Anders Ygeman “ma ottenere un miglior controllo del flusso dei profughi verso la Svezia.”
Gli europei propongono di facilitare i visti per i viaggi d’affari da quei Paesi africani che collaborino ai rimpatri.
“Con gli scarsi progressi fatti sul rimpatrio in Africa dei richiedenti cui è stato rifiutato l’asilo” precisa l’inviato di euronews a Malta, James Franey, “l’Unione europea fa ancora fatica a trovare una strategia coerente per questa crisi dei migranti. Mentre l’Europa chiede aiuto alle nazioni africane e alla Turchia, sembra che l’unica sua strategia sia di farlo diventare il problema di qualcun altro.”