Una Turchia divisa e scossa da cinque mesi di violenza e terrore torna alle urne domenica, cinque mesi dopo le elezioni che non hanno garantito la
Una Turchia divisa e scossa da cinque mesi di violenza e terrore torna alle urne domenica, cinque mesi dopo le elezioni che non hanno garantito la formazione di un governo. Il partito islamico moderato Akp, al potere da 13 anni, punta a riconquistare la maggioranza assoluta che gli è sfuggita.
Il premier Ahmet Davutoğlu, capo dell’Akp, formazione politica del presidente Erdoğan, ha sfidato nel suo ultimo discorso di campagna i partiti avversari, promettendo lezioni di democrazia e sicurezza. I sondaggi danno vincente l’Akp, ma senza la maggioranza assoluta desiderata.
Al secondo posto nei sondaggi sono i socialdemocratici del Chp, che precedono i nazionalisti dell’Mhp. C‘è il rischio che dalle urne esca un quadro analogo a quello del giugno scorso.
“Dobbiamo andare a votare il 1.o novembre – dice il leader del Chp Kemal Kılıçdaroğlu -. Dobbiamo cambiare il destino della Turchia. Questo Paese non deve lasciare campo libero a politici che sono preoccupati solo del loro interesse personale e di quello delle loro famiglie”.
La rivelazione delle elezioni di giugno è stato il partito filo-curdo Hdp, che per la prima volta ha superato la soglia di sbarramento del 10 per cento. Il suo leader afferma che il voto di domenica sarà una scelta cruciale.
“O la Turchia andrà verso un sistema di potere con un uomo solo e un regime oppressivo e dittatoriale – afferma il leader Selahattin Demirtaş – oppure andrà verso la strada che porta alla democrazia, nonostante le difficoltà, e alle soluzioni democratiche ai nostri problemi”.