Gridano “Erdogan assassino” alcuni dei manifestanti che si sono riuniti oggi, in migliaia, sulla piazza del duplice attacco di sabato ad Ankara
Gridano “Erdogan assassino” alcuni dei manifestanti che si sono riuniti oggi, in migliaia, sulla piazza del duplice attacco di sabato ad Ankara. Ritengono il governo responsabile della strage più grave della storia recente turca, mentre l’esecutivo respinge ogni ipotesi di coinvolgimento e indica nelle frange radicali del Pkk o in una formazione di estrema sinistra i possibili responsabili. L’attacco non è stato rivendicato. Forse non si conosceranno mai gli autori: il governo ha imposto la censura ai media turchi.
Manifestazioni di solidarietà e lutto si sono svolte in tutte le principali città del Paese.
“Ho pianto mentre guardavo la televisione – dice Tahsin Ayaz -. E’ così triste. Nessuna umanità, nessuna emozione, solo brutalità. Non siamo ormai più diversi da Iraq e Siria. E’ diventata la stessa cosa”.
“Potevo esserci io, o qualcuno della mia famiglia – afferma Murat Pekdogan -. Le persone potrebbero esprimersi in modo diverso piuttosto che uccidendo gli altri”.
“La nostra gente e il nostro Paese non meritano questo – dice Osman Ozcan -. Non dobbiamo permettere a chi vuole distruggere la pace e l’unità di realizzare i propri scopi. Dobbiamo rimanere solidali, soprattutto adesso”.
Il bilancio del duplice attacco potrebbe aggravarsi ulteriormente. I morti sono 95 e 246 i feriti secondo fonti ufficiali, ma fonti curde parlano di oltre 120 morti e 500 feriti.