La crisi dei rifugiati divide l’Europa e suscita frizioni tra i paesi dell’est. L’Ungheria, accusata da molti di non offrire solidarietà a chi scappa
La crisi dei rifugiati divide l’Europa e suscita frizioni tra i paesi dell’est. L’Ungheria, accusata da molti di non offrire solidarietà a chi scappa dalle guerre, punta il dito contro la Croazia, che continua a dirottare migliaia di profughi verso gli Stati vicini. Zagabria ha sostenuto che esistesse un accordo bilaterale con Budapest in tal senso. L’Ungheria dopo il muro con la Serbia ne costruisce uno al confine con la Croazia e richiama 500 riservisti per rafforzare i controlli alle frontiere.
“Negli ultimi giorni – ha dichiarato il ministro degli esteri magiaro Peter Szijjarto – il governo croato ha continuamente mentito agli ungheresi, ai croati, all’Unione europea e a tutti i suoi cittadini.”
La crisi si riflette anche sull’economia dei paesi coinvolti. Il premier serbo Aleksandar Vucic ha affermato che Belgrado ha subito gravi danni per la chiusura del valico di Horgos e ha chiesto all’Ungheria di riaprirlo.
Intanto la Slovenia si dice pronta ad accogliere 10 mila richiedenti asilo, ma lamenta il comportamento di Zagabria.
“Siamo di fronte a una vasta ondata di rifugiati provenienti dalla Croazia – sottolinea il premier sloveno Miro Cerar -. Purtroppo, la nostra vicina non ha ottemperato alle sue responsibilità. Le cose sono andate fuori controllo. C‘è stato un improprio instradamento verso la Slovenia. Come si sa, la Slovenia è il guardiano di frontiera dell’area Schengen. È una nostra responsibilità europea.”
In Slovenia finora sono giunti solo 1500 profughi, che proseguono verso l’Austria, dove si intensificano gli arrivi anche dalla Croazia. Il ministro dell’Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner ha fatto capire che i migranti, in base al trattato di Dublino, potrebbero essere rimandati nei due Paesi ex jugoslavi.