Ungheria: povertà in crescita, aiuti alimentari per l'infanzia insufficienti

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Di Euronews
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Bambini dall’aria felice che giocano in un piccolo villaggio ungherese: scene di tutti i giorni, che non farebbero sospettare la fame. L’ente

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Bambini dall’aria felice che giocano in un piccolo villaggio ungherese: scene di tutti i giorni, che non farebbero sospettare la fame. L’ente statistico nazionale quest’anno non ha pubblicato dati sulla povertà, ma Eurostat ha effettuato una ricerca.
Ne risulta che tra il 2009 e il 2013 la povertà estrema è cresciuta dal 20,3% al 26,8%. E nel 2014 oltre il 42% dei bambini ungheresi di meno di sette anni vive in povertà. L’Ungheria sarebbe quindi tra i cinque Paesi con la maggior povertà nell’Unione europea.

“Meno persone ricevono aiuto, e ne ricevono di meno. E in più cresce un sentimento ostile ai poveri. Questo ovviamente spinge certe decisioni politiche, che in pratica puniscono i poveri, quindi le loro condizioni si deteriorano ulteriormente”, commenta la presidente di Eurochild.

La corrispondente di euronews ha incontrato due famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà. Abitano in una regione rurale, dove non si trova lavoro. Per l’intera famiglia di quattro persone possono spendere in cibo circa 50 euro al mese. Coltivano un po’ di verdura e hanno delle galline, ma non è abbastanza per un’alimentazione normale o per comperare i medicinali in caso di necessità.

“Quando le mie due figlie hanno iniziato ad andare al nido, in effetti passavano più tempo a casa ammalate. Andavano al nido 2-3 giorni, magari una settimana, poi si ammalavano e stavano a casa. Nella primavera appena passata, sono state a casa ammalate per nove settimane. Biborka ha un’intolleranza al lattosio, quindi ha bisogno di formule speciali per i bambini e questo pesa, se devi pagare dodici euro per una dose di cinque giorni o se costa invece un euro e venti o niente, con l’aiuto del Fondo per i pasti dei bambini”.

Il Fondo per i pasti dei bambini, un’organizzazione non governativa, ha lanciato lo scorso ottobre il programma Farmacia per i Poveri a Bátmonostor, in via sperimentale. È un piccolo paese vicino alla frontiera meridionale dell’Ungheria. Da luglio, qualsiasi villaggio con una popolazione tra i 1500 e i tremila abitanti, che ha un medico e una farmacia, può richiedere i 100.000 fiorini al mese, circa 320 euro, di aiuti per i medicinali e i prodotti per l’infanzia, come ci ha spiegato il presidente del fondo:

“Il programma Farmacia per i poveri è molto semplice: diamo il denaro ai medici, così il dottore lo usa per acquistare i medicinali per i bambini o le donne incinte che non abbiano risorse sufficienti. In questo modo la farmacia può fornire il medicinale e le persone possono essere curate”.

La dottoressa Magdolna Gyulai, che coordina il programma a Bátmonostor, dice che quelli che si trovano in maggiori difficoltà tendono a nascondere i propri problemi, e quindi è una sfida difficile convincerli a presentare una richiesta per gli aiuti.

“La gran parte di queste persone prova vergogna, preferirebbero nascondre il fatti di non potersi permettere le medicine prescritte per i loro bambini, perché i bambini sono la cosa più importante per noi. Se non possiamo dare loro nulla, allora non valiamo nulla, non siamo abbastanza bravi come genitori. I bambini che hanno fame, ma che hanno un peso più o meno accettabile, imparano con maggiore fatica, non possono concentrarsi, sono più lenti a risolvere un problema di matematica, imparano più tardi a leggere. Spesso la fame è la causa delle minori capacità. Se parliamo con i genitori sì, riusciamo a intuire la verità. Quando ci dicono ‘oh, non ho avuto il tempo di dargli la colazione’ è che in realtà non avevano nulla da dare per colazione”.

“Penso che i miei figli più piccoli non abbiano notato i problemi, forse hanno abbastanza o semplicemente non se ne accorgono”, spiega una madre. “Ai più grandi devo spiegare che mi dispiace, ma non abbiamo i soldi per comperare questo o quello, forse più tardi, se avremo i soldi”.

Il governo ungherese quest’estate fornisce aiuti alimentari per l’infanzia per tre miliardi di fiorini, cioè più di nove milioni e mezzo di euro, ma questo, pur riducendo l’emergenza, non risolve il problema alla radice.

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