Un paese pacificato e sicuro. Il Burundi secondo il presidente Nkurunziza

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Di Diego Giuliani
Un paese pacificato e sicuro. Il Burundi secondo il presidente Nkurunziza

“Il Burundi è pacificato e sicuro e guai a chi dice il contrario”. Cieco di fronte all’ennesima giornata di scontri con cui la capitale Bujumbura ha bocciato il limitato rinvio delle elezioni dal 26 maggio al 5 giugno, il Presidente Nkurunziza ha parlato di situazione sotto controllo al 99,9% e diffidato i media dal dare informazioni che alimentino divisioni e proteste.

In molti sono fuggiti in paesi vicini o lontani - ha detto Nkurunziza -. A tutti chiediamo di tornare, perché ormai regnano pace e sicurezza

“In molti sono fuggiti in Tanzania, in Rwanda e nella Repubblica Democratica del Congo – ha detto Nkurunziza – . Altri hanno preso addirittura l’aereo per spingeri ancora più lontano. A tutti loro chiedo di tornare in patria, perché il Paese è ora in pace e in sicurezza”.

Tra i fattori che hanno alimentato l’esodo, ormai stimato in almeno 110.000 persone, è però finora stata anche la dura repressione delle proteste. In un primo momento costretti a ripiegare da un intenso lancio di pietre, i militari sono poi riusciti nelle ultime ore a espugnare uno dei più caldi quartieri della capitale, sparando ad altezza d’uomo con i loro kalashnikov.

Un’altra delle roccaforti della protesta è stata teatro della morte accidentale di un militare, in apparenza ucciso per errore da un colpo d’arma da fuoco di un poliziotto.

Ad aggravare il dramma dei tanti che hanno lasciato il Paese è intanto la conferma che in un campo profughi dove alcuni hanno trovato rifugio, un’epidemia di colera ha già fatto 33 morti.