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Un paese pacificato e sicuro. Il Burundi secondo il presidente Nkurunziza

Un paese pacificato e sicuro. Il Burundi secondo il presidente Nkurunziza
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Di Diego Giuliani
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Ancora scontri e proteste in diversi quartieri della capitale Bujumbura. Ma il Capo di Stato diffida i media da diffondere versioni che alimentino divisioni e proteste

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“Il Burundi è pacificato e sicuro e guai a chi dice il contrario”. Cieco di fronte all’ennesima giornata di scontri con cui la capitale Bujumbura ha bocciato il limitato rinvio delle elezioni dal 26 maggio al 5 giugno, il Presidente Nkurunziza ha parlato di situazione sotto controllo al 99,9% e diffidato i media dal dare informazioni che alimentino divisioni e proteste.

A protestor opposed to the Burundian President's third term is arrested in #bujumbura @AFPphoto @CarldeSouza1 pic.twitter.com/EdjLglzrek

— AFP Photo Department (@AFPphoto) 20 Maggio 2015

“In molti sono fuggiti in Tanzania, in Rwanda e nella Repubblica Democratica del Congo – ha detto Nkurunziza – . Altri hanno preso addirittura l’aereo per spingeri ancora più lontano. A tutti loro chiedo di tornare in patria, perché il Paese è ora in pace e in sicurezza”.

Fuga dal #Burundi nel caos, 50.000 profughi si accalcano sulle rive del lago Tanganica: http://t.co/ofq68uAxvO pic.twitter.com/hvJ2xMNViz

— UNICEF Italia (@UNICEF_Italia) 20 Maggio 2015

Tra i fattori che hanno alimentato l’esodo, ormai stimato in almeno 110.000 persone, è però finora stata anche la dura repressione delle proteste. In un primo momento costretti a ripiegare da un intenso lancio di pietre, i militari sono poi riusciti nelle ultime ore a espugnare uno dei più caldi quartieri della capitale, sparando ad altezza d’uomo con i loro kalashnikov.

Un’altra delle roccaforti della protesta è stata teatro della morte accidentale di un militare, in apparenza ucciso per errore da un colpo d’arma da fuoco di un poliziotto.

Stranded in Tanzania 76.000 refugees from violence in #Burundi brave a cholera outbreak @AFPphoto @danielhayduk pic.twitter.com/oCzdguJtmw

— AFP Photo Department (@AFPphoto) 20 Maggio 2015

Ad aggravare il dramma dei tanti che hanno lasciato il Paese è intanto la conferma che in un campo profughi dove alcuni hanno trovato rifugio, un’epidemia di colera ha già fatto 33 morti.

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