Marek Halter: niente democrazia con le bombe

Marek Halter: niente democrazia con le bombe
Di Euronews
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Marek Halter è uno scrittore e attivista dei diritti umani. Nei suoi libri affronta spesso tematiche legate alla storia del popolo ebraico.
Nato a Varsavia nel 1936, a quattro anni fugge con la famiglia in Ukraina. A 16 anni si trasferisce definitivamente in Francia.
Halter ha contatti con diversi uomini politici, tra cui Vladimir Putin. A Lione ha presentato il suo ultimo libro, “La sconosciuta di Birobidjan”.

Kirsten Ripper, EuroNews
“Qualche anno fa ha scritto il libro <Mi sono svegliato arrabbiato>. Per che cosa è arrabbiato oggi?”

Marek Halter
“I motivi non mancano. C‘è una differenza tra l’indigrazione e la collera. Si può essere indignati senza fare niente. Ma quando si è arrabbiati, la rabbia ci fa agire. Siamo in Francia appena prima delle elezioni presidenziali e nessuno ci sta proponendo un mondo. A me piacerebbe molto che qualcuno andasse in Tv a dire: “Ecco come vedo il mondo tra 10 anni e come vedo la Francia in questo mondo.
Bisogna imparare a condividere in modo diverso. Bisogna probabilmente mettere sotto tutela tutte le banche del mondo, chiudere le borse. Ci sono altri modi per fare soldi che fare Boldi sulle spalle degli altri. Non ce n‘è bisogno. On Forse si dovrebbero creare biblioteche al posto delle Borse.

EuroNews: “Tra gli altri motivi di arrabbiatura che ha avuto c‘è il Medio Oriente: la situazione è migliorata in questi anni?”

Halter: “Il conflitto si risolverà credo entro la fine dell’anno”.

EuroNews: “Verso la fine dell’anno, il conflitto tra israeliani e palestinesi lei lo vede risolto. E’ ottimista”

Halter: “Quando si è sta per toccare il fondo, poi si alza la testa e si vede la luce. Noi non ce ne rendiamo conto, ma c‘è luce”.

EuroNews: “Crede che i palestinesi vedano la luce?”

Halter: “Penso che israeliani e palestinesi siano quasi arrivati al fondo. Quasi. Forse non ancora del tutto, ma quando lo saranno vedranno la luce”.

EuroNews: “E chi sarà l’artefice della pace?”

Halter: “Buona domanda. Sfortunatamente quello che manca, in ogni parte del mondo, e là ancor di più, sono personalità di rilievo. Oggi che guida i palestinesi e lo Stato di Israele non è all’altezza.
In Afghanistan, invece, è la fine: ci sarà una tale sbandata per l’Occidente. Succederà come in Vietnam. Non si porta la democrazia con le bombe.

EuroNews: “Lei ha fondato due università in Russia”.

Halter: “Per far capire ai giovani russi che cos‘è la democrazia. Andrei Sakharov mi ha detto un giorno che la democrazia è come un’arancia. Chi non l’ha mai mangiata non la chiederà. Bisogna allora spiegare ai giovani russi che che cos‘è un’arancia e soltanto dopo ne potranno avere voglia. Ed è quello che è successo. Sono stati i miei studenti a scendere per primi nelle piazze”.

“EuroNews: “Stavo per dire: ne ha parlato con il suo amico Putin dei giovani che protestano?”

Halter: “L’ho detto in pubblcio. Vladimir Vladimirovich, guarda, i miei studenti sono in piazza. Se dovessi dir loro qualcosa che cosa diresti? E lui ha risposto: ma Halter, direi che se possono scendere in piazza è grazie a me”.

EuroNews: “Ed è d’accordo con lui?”

Halter: “In un certo senso sì. E’ comunque la prima volta che centinaia di migliaia di persone protestano e non si ritrovano poi in un gulag”.

EuroNews: “Ma alcuni si ritrovano in prigione…”

Halter: “Ah no, non i manifestanti. Sono i neonazisti. Nessuno dei miei studenti è stato molestato. Putin a volte mi ha impressionato sulle piccole cose. In passato gli ho chiesto: Vladimir Vladimirovich, conosci gli ebrei?
E lui mi dice: Certo, quando ero piccolo abitavo in un appartamento collettivo nella periferia di San Pietroburgo con una famiglia ebrea. Il padre si chiamava Salomon Abramovich. Tutti i giorni, dopo il lavoro, prendeva un grande libro e pregava. .. io gli ho chiesto: Salomon Abramovich, che cosa leggi? E lui: il talmud. E Putin mi dice: mi scuserai Marek. Io dico: e perché? Perché non mi ha interessato, dice Putin . Ho trovato questo molto bello e giusto.
Certo, lo si dice come una sorta di rispetto per l’altro.
Non è impossibile che da qui a due anni Putin non chieda al mio amico Michail Prokhorov di diventare primo ministro”

EuroNews: “Pensa che Prokhorov sia vicino a Putin?”

Halter: “Non lo so, perché rappresenta un lato piuttosto liberale”.

EuroNews: “Ha fiducia in lui?”

Halter: “Sì, ho fiducia, ma sapete… Io non mi fido nemmeno di me stesso.
Ho appena finito un libro su Birobidjan. Una Repubblica ebraica che Stalin ha fondato nel 1932
in Siberia e che esiste tuttota. E’ l’unico posto dove la lingua ufficiale è l’yiddish, la mia lingua madre che nessuno parla più. Sa, per farla ridere, chi è l’ultima persona con cui parlavo in yiddish? Lo facevamo ogni mese, pranzavamo assieme per non dimenticare i nostri genitori. Era il Cardinale di Parigi Jean-Marie Lustiger”.

EuroNews: “Parlava yiddish?”

Halter: “Sì perché i suoi genitori parlavano l’yiddish come i miei”.

Marek Halter ha anche altri progetti. Dopo la presentazione del nuovo libro in Francia, andrà a Mosca per parlare alla Tv russa delle situazione politica in Francia e delle prossime elezioni.

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