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Gli Stati Uniti preparano la costruzione di un reattore nucleare sulla Luna entro il 2030

Quella che potrebbe essere una base nucleare sulla Luna
Quella che potrebbe essere una base nucleare sulla Luna Diritti d'autore  Euronews/Pawel Glogowski
Diritti d'autore Euronews/Pawel Glogowski
Di Pawel Glogowski
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La rivalità delle superpotenze nello spazio sta entrando in una nuova fase, in cui l'indipendenza energetica al di là della Terra gioca un ruolo fondamentale

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L'amministratore ad interim della Nasa e segretario ai Trasporti, Sean Duffy, ha annunciato l'accelerazione di un progetto chiave: la costruzione di un reattore nucleare da 100 kilowatt sulla superficie lunare, il cui completamento è previsto già nel 2030.

Questo drastico aumento di potenza (i progetti precedenti prevedevano circa 40 kW) dovrebbe fornire energia stabile per le future basi sul Globo d'Argento.

L'impianto sarà costruito nell'ambito del programma internazionale Artemis, supervisionato dalla Nasa.

L'obiettivo principale di questa iniziativa non è solo quello di riportare l'uomo sulla Luna, ma anche di preparare il terreno per future spedizioni su Marte.

Oltre all'unità di generazione di energia in sé, sarà estremamente importante un'infrastruttura di supporto completa, dalle reti di trasmissione all'immagazzinamento dell'energia.

Questa mossa coraggiosa è una risposta alla crescente attività di Cina e Russia nello spazio e preannuncia una nuova era di competizione globale oltre l'orbita terrestre.

Quanto è realistica la scadenza del 2030

Secondo gli esperti, sebbene ambiziosa, la scadenza del 2030 è tecnicamente possibile.

La Nasa e il Dipartimento dell'Energia lavorano da tempo su sistemi di energia di superficie a fissione.

Recentemente, nel 2022, sono stati assegnati contratti per la progettazione di moduli da circa 40 kilowatt.

I reattori devono funzionare in modo affidabile in condizioni estreme: fluttuazioni di temperatura dal caldo diurno alle gelate notturne fino a -200 gradi; assenza di atmosfera; raffreddamento limitato.

I reattori devono quindi essere sigillati, sicuri e in grado di gestire il calore in condizioni di bassa pressione e gravità.

Inoltre, il lancio di un razzo comporta il rischio di guasti: il reattore verrebbe inviato in uno stato "non attivato" per ridurre al minimo il rischio di contaminazione in caso di catastrofe.

La guerra fredda si sposta sulla Luna

Secondo il Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, nessuno può rivendicare un territorio sulla Luna.

Tuttavia, le zone di sicurezza intorno al reattore, per ragioni tecniche, possono di fatto bloccare l'accesso di altri alle aree strategiche.

"Il primo Paese ad arrivare potrebbe dichiarare una no-go zone, che ostacolerebbe in modo significativo le operazioni della Nasa", ha avvertito Sean Duffy.

La Cina sta già testando il lander "Lanyue", che dovrebbe portare l'uomo sulla Luna prima del 2030.

Insieme alla Russia, prevede di costruire una Stazione lunare internazionale entro il 2035, possibilmente con un proprio reattore nucleare.

La partnership tecnologica con l'Europa

L'attività europea nell'esplorazione lunare non si limita al sostegno del programma Artemis.

I Paesi europei stanno portando avanti propri progetti avanzati che non solo possono ispirare le iniziative statunitensi, ma spesso le alimentano direttamente, diventando partner preziosi.

Il progetto italiano Selene (Lunar Energy System with Nuclear Energy), guidato dall'Enea in collaborazione con l'Asi, il Politecnico di Milano e Thales Alenia Space, prevede la costruzione di un "Moon Energy Hub", una fonte di energia stabile sulla Luna basata su piccoli reattori nucleari (Surface Nuclear Reactors).

L'Agenzia spaziale europea (Esa) sta realizzando il programma Moonlight per creare una costellazione di cinque satelliti, quattro per la navigazione e uno per le comunicazioni.

L'iniziativa, sostenuta dall'Italia e dal Regno Unito, dovrebbe supportare più di 400 missioni lunari nei prossimi 20 anni, stabilendo lo standard per le infrastrutture cislunari.

L'azienda spagnola Gmv ha sviluppato il sistema Lupin, che consente una navigazione precisa sulla superficie lunare utilizzando segnali satellitari simili al Gps ma adattati alle condizioni lunari.

I test sono stati effettuati a Fuerteventura, il cui paesaggio assomiglia alla superficie lunare.

Airbus sta lavorando con l'Esa al Cis Lunar Transfer Vehicle (Cltv), un veicolo di trasporto versatile in grado di trasportare carichi tra la Terra, l'orbita e la Luna.

Parallelamente, è in fase di sviluppo l'El3 (European Large Logistic Lander), un lander modulare che trasporterà carichi utili e campioni sulla superficie lunare a sostegno dell'autonomia esplorativa europea.

Il centro Luna, un'iniziativa congiunta dell'Esa e della Dlr tedesca, è in costruzione a Colonia.

Si tratta di una sala di 700 metri che simula le condizioni lunari, con uno strato di rocce e sistemi di illuminazione che imitano il ciclo giorno e notte sulla Luna.

Viene utilizzata per addestrare gli astronauti, testare i robot, l'interazione uomo-macchina, i sistemi energetici e simulare le operazioni in superficie.

Il consorzio Pulsar, guidato da Tractebel e finanziato da Euratom, sta sviluppando un sistema di alimentazione del rover basato sul plutonio-238, un'alternativa affidabile all'energia solare per le dure condizioni lunari e le lunghe notti.

L'Agenzia spaziale italiana (Asi) sta collaborando con la Nasa per la realizzazione di un modulo di abitabilità multiuso, un luogo di rifugio per gli astronauti sulla superficie lunare.

Il futuro del Globo d'Argento

La corsa allo spazio sta entrando in una nuova fase in cui l'indipendenza energetica al di là della Terra gioca un ruolo fondamentale.

Il reattore lunare sta diventando non solo un progetto ingegneristico, ma anche uno strumento di competizione strategica, che determina la superiorità tecnologica e politica.

Entro il 2030, potremmo assistere non solo al ritorno degli esseri umani sulla Luna, ma anche alla creazione delle prime installazioni energetiche permanenti, che diventeranno la base per una presenza umana a lungo termine nello spazio.

Allo stesso tempo, si pongono questioni di diritto, sicurezza e cooperazione internazionale: sebbene il Trattato sullo spazio extra-atmosferico vieti l'appropriazione di questo satellite naturale della Terra, la pratica delle zone di sicurezza potrebbe introdurre una nuova forma di geopolitica spaziale.

L'Europa, con la sua vasta gamma di progetti, può diventare non solo un partner ma anche un attore indipendente in questo processo, combinando l'innovazione tecnologica con un ruolo attivo nel definire gli standard dell'esplorazione lunare.

Se questi piani verranno realizzati, il futuro paesaggio del Globo d'Argento potrebbe assomigliare più a un parco tecnologico industriale che a un tranquillo deserto spaziale incontaminato.

È l'inizio di un'era in cui la questione non è se si stabiliranno basi sulla Luna, ma con quali regole e chi le stabilirà.

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