Come riciclare gli otto milioni di tonnellate di rifiuti tessili prodotti ogni anno nell'Unione europea? La risposta viene da Maribor, in Slovenia
Ogni anno l'Unione europea produce circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Indumenti usati, ma anche lenzuola, tappeti, tende, tappezzerie e molto altro. Solo il 20 per cento circa di questi materiali viene attualmente riciclato. La maggior parte finisce in discarica o negli inceneritori. Come cambiare la situazione? Alcuni scienziati europei hanno progettato e costruito a Maribor, in Slovenia, un impianto pilota per cercare di rispondere a questa domanda.
La sfida del riciclo dei materiali tessili
La città di Maribor raccoglie ogni anno circa 400 tonnellate di rifiuti tessili. Solo una piccola percentuale viene riciclata. La ragione è che i tessuti sono materiali lavorati complessi, particolarmente difficili da riciclare, spiega l'ingegnera ambientale Mojca Poberznik: "Tutti sappiamo che i materiali tessili vengono tinti. Sono anche trattati con prodotti chimici e possono contenere finiture impermeabili. Sono poi composti da vari materiali, come i metalli. Possono essere presenti anche plastiche".
La sfida è stata raccolta dagli scienziati di un progetto di ricerca europeo che hanno creato un impianto sperimentale in cui tre macchinari trasformano gli abiti usati in materie prime seconde. Materiali come lana, cotone o poliestere vengono smistati per poi attraversare una serie di processi, fra cui lo scolorimento, la depolimerizzazione biochimica e un trattamento basato sull'idrolisi. Ed è fondamentale fare tutto con cura fin dall'inizio, precisa Poberznik: "È molto importante che i rifiuti che utilizziamo come una sorta di materia prima per creare una nuova materia prima seconda siano smistati molto bene. Significa che più puro è il materiale che usiamo, più puro e di qualità superiore sarà il risultato".
Dal cotone al bioetanolo
Il prodotto finale dipende dalla natura dei rifiuti tessili. Dal poliestere, per esempio, è stato possibile creare acidi che possono essere successivamente utilizzati per produrre materie plastiche. Solo una delle tante ricette preparate dagli scienziati. La coordinatrice del progetto, Aleksandra Lobnik, ne elenca altre: "Dal cotone per esempio abbiamo ottenuto del glucosio con cui abbiamo prodotto bioetanolo. Dalla lana abbiamo invece tratto proteine che possono essere utilizzate come resine al posto delle resine di formaldeide utilizzate nei prodotti di legno, che sono tossiche".
Attraverso la ricerca di laboratorio si sta cercando di migliorare il processo di riciclo, che richiede miscele biochimiche e pressioni e temperature elevate. L'obiettivo è elaborare le ricette migliori per ottenere il prodotto più puro. Quanto puro? Risponde Julija Volmajer Valh dell'Università di Maribor: "Dobbiamo ottenere materiali finali della stessa qualità dei materiali che otteniamo dai combustibili fossili. Questo è un punto molto importante, garantire attraverso il processo di purificazione che otterremo la stessa qualità nei materiali".
Una spinta verso l'economia circolare
I ricercatori pensano che questa tecnologia potrebbe essere usata per dare una spinta all'economia circolare applicandola ad altri prodotti di scarto. "Stiamo testando la nostra tecnologia anche sulle materie plastiche, il polietilene per le bottiglie, per esempio - spiega Poberznik - E vogliamo anche provare a degradare materiali d'imballaggio in cellulosa, che rappresentano un altro dei maggiori problemi per l'ambiente".
Gli scienziati sperano che il loro lavoro possa anche contribuire a sensibilizzare il pubblico sull'importanza di smistare correttamente e riciclare i rifiuti tessili.