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I Paesi candidati all'Ue devono scegliere da che parte stare prima di entrare nel blocco, dice Kos

I Paesi candidati all'Ue devono scegliere da che parte stare prima di entrare nel blocco, dice Kos
Diritti d'autore  Euronews
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Di Maria Tadeo
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Prima di entrare nell'Ue, i Paesi candidati devono fare scelte geopolitiche e allinearsi al blocco su questioni fondamentali, ha dichiarato a Euronews Marta Kos, commissaria europea per l'allargamento.

I Paesi in attesa di aderire all'Unione europea devono prendere una decisione geopolitica e scegliere da che parte stare prima di entrare nel blocco, ha dichiarato Marta Kos, commissaria europea per l'allargamento, in un'intervista esclusiva dopo aver presentato il suo bilancio annuale.

I suoi commenti arrivano dopo che la Commissione europea ha pubblicato questa settimana un aggiornamento sulla procedura di allargamento per i candidati, tra cui Ucraina, Moldavia e Balcani occidentali.

In seguito all'invasione russa dell'Ucraina, l'Ue ha ridato vita agli sforzi di allargamento in stallo, facendo supporre una competizione geopolitica per l'influenza nella regione.

"Potremmo vedere l'Europa unita per la prima volta, ma ciò significa fare anche delle scelte", ha dichiarato Kos al Vertice sull'allargamento di Euronews, tenutosi a Bruxelles questa settimana.

Sostenere la Russia o non applicare le sanzioni "sono cose che proprio non possiamo più tollerare".

Se da un lato l'Ue sostiene di voler allargare il blocco, dall'altro insiste che le condizioni vanno rispettate e che i nuovi membri devono condividere punti di vista fondamentali su questioni chiave. Questo per evitare che si ripeta ciò che sta succedendo con l'Ungheria, che, sotto la guida del primo ministro Viktor Orbán, è uscita dal consenso europeo e persegue un'aggressiva politica di veto sulle politiche comuni.

Per evitare ciò, la Commissione sta studiando garanzie più forti per i nuovi membri in materia di stato di diritto, sulla base del fatto che è interesse degli Stati membri e dei cittadini europei che i Paesi candidati mantengano le loro promesse una volta diventati membri, ha detto Kos.

Un'adesione a due livelli?

Quando le è stata chiesta la sua opinione sull'idea di privare i nuovi Stati membri del pieno diritto di voto durante un periodo di prova, Kos ha dichiarato a Euronews di non essere favorevole a un'adesione a due livelli.

"Sono fortemente contraria, ma questa è la mia personale opinione. Non ci possono essere due classi di membri", ha aggiunto.

Kos ha inoltre esortato gli Stati membri a dare impulso politico al di là del lavoro tecnico per superare l'impasse del processo causata dal veto di Orbán sull'Ucraina, che ha impedito l'apertura delle negoziazioni per i cluster, che è un passo necessario, e ha avuto un impatto anche sulla Moldavia.

Nel rapporto, la Commissione ha indicato il Montenegro come il Paese favorito per la prossima adesione, insieme all'Albania. Ha inoltre elogiato gli sforzi della Moldavia e ha esortato l'Ucraina a proseguire nel suo programma di riforme, in particolare per quanto riguarda la lotta alla corruzione.

La Commissione ha notato che Kiev ha fatto grandi progressi in circostanze di guerra straordinarie.

Per quanto riguarda la Serbia, ha osservato che il Paese ha registrato una regressione in materia di stato di diritto e ha denunciato l'uso eccessivo delle forze dell'ordine per reprimere i manifestanti. Il governo del presidente serbo Aleksandar Vučić ha affrontato un anno di proteste straordinarie in seguito al fatale crollo del tetto di una stazione ferroviaria, che ha ucciso 16 persone.

La commissaria Kos ha affermato che la politica estera del presidente Vučić, dalla Russia alle sanzioni, contraddice l'agenda dell'Ue.

"Il sistema giudiziario è estremamente influenzato dal presidente. Nel processo di allargamento [e riguardo all'Ue] nulla succede senza il presidente", ha dichiarato a Euronews.

In aree come la libertà dei media, la libertà accademica e la libertà di protesta "ci sono state regressioni".

Kos ha detto che continuerà a interagire con le autorità serbe e a tendere la mano al popolo serbo perché vogliamo "la Serbia nell'Ue, una Serbia democratica".

La Commissione ha valutato severamente la candidatura della Georgia, descrivendola come un Paese candidato "solo sulla carta" a seguito delle tumultuose elezioni parlamentari del 2024 e del risultato contestato dall'opposizione al partito al potere, Sogno georgiano.

"La situazione si è fortemente deteriorata, con una grave regressione in fatto di democrazia, caratterizzata da una rapida erosione dello stato di diritto e da gravi restrizioni dei diritti fondamentali", si legge nel rapporto.

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