Il Belgio restringe l’accesso al ricongiungimento familiare: solo sei mesi per i rifugiati, due anni per i beneficiari di protezione sussidiaria. Aumentano anche i requisiti economici e le tasse per la naturalizzazione
In Belgio, nel cuore di Bruxelles, in uno degli edifici amministrativi costruiti negli anni Sessanta, ha sede l’Ufficio Stranieri, dove si decidono i destini di migliaia di famiglie migranti. Da oggi, chi spera di ricongiungersi con i propri cari in Belgio dovrà affrontare regole più rigide: il Parlamento ha infatti approvato un nuovo disegno di legge che limita l’accesso al ricongiungimento familiare per cittadini stranieri legalmente residenti.
Requisiti più severi per i rifugiati
Secondo il nuovo testo, i rifugiati avranno solo sei mesi di tempo per presentare domanda di ricongiungimento familiare. Una novità che cambia radicalmente i tempi concessi finora. Per chi ha ottenuto la protezione sussidiaria – ovvero una forma di tutela per chi non ha lo status di rifugiato ma non può tornare nel proprio Paese – l’attesa sarà ancora più lunga: due anni prima di poter presentare la richiesta.
Tra le misure più discusse figura l’aumento del reddito minimo richiesto per presentare la domanda. La soglia passa da 2.100 a circa 2.300 euro netti al mese, con un incremento del 10 per cento per ogni familiare aggiuntivo.
In pratica, un richiedente che voglia ricongiungersi con il partner e due figli dovrà dimostrare di guadagnare almeno 2.700 euro al mese. “Una cifra che molti lavoratori belgi non riescono a raggiungere”, denuncia Thomas Willekens, policy officer dell’Ong Vluchtelingenwerk Vlaanderen.
“La nostra società non può più reggere questo peso”
Il ministro per l’Asilo e la Migrazione Anneleen Van Bossuyt, rappresentante del partito nazionalista fiammingo, ha difeso le nuove restrizioni affermando: “Dobbiamo ridurre l’afflusso di persone. La nostra società non è più in grado di sopportare questo peso”. I numeri forniti dall’Ufficio Stranieri indicano che oltre 20.000 persone sono arrivate nel 2023 in Belgio tramite il ricongiungimento familiare da Paesi extra-Ue.
Oltre al giro di vite sul ricongiungimento, il governo ha deciso di aumentare significativamente la tassa per la richiesta di naturalizzazione, che passerà da 150 a 1.000 euro. Una misura che rende l’accesso alla cittadinanza ancora più difficile per i migranti, secondo le critiche delle organizzazioni per i diritti umani.
Le nuove regole vengono definite “un modo mascherato per impedire il ricongiungimento familiare” da parte delle Ong. Secondo Willekens, il rischio concreto è che le famiglie, impossibilitate a seguire vie legali, si rivolgano ai trafficanti di esseri umani. “Chi non può più accedere a un canale sicuro e legale cercherà soluzioni pericolose”, avverte.
Impatto sull’integrazione dei rifugiati
Secondo gli esperti, le conseguenze delle nuove regole non si limitano all’accesso materiale al Belgio, ma compromettono anche i percorsi di integrazione e inclusione sociale. “È difficile imparare il fiammingo e costruire una vita stabile se sei costantemente preoccupato per la tua famiglia rimasta in zone di guerra”, sottolinea Willekens.
Il Belgio non è solo. Anche altri Paesi europei stanno seguendo la stessa direzione. In Germania, il Parlamento ha recentemente sospeso il ricongiungimento per i beneficiari di protezione sussidiaria. In Austria, le autorità hanno congelato per sei mesi l’esame delle domande, mentre in Portogallo sono state adottate nuove restrizioni. Una tendenza continentale che, secondo molti osservatori, mina le vie legali per l’arrivo dei migranti, alimentando irregolarità e rischi umanitari.