Il mese scorso il Decreto Sicurezza del governo Meloni è diventato legge. La linea dura verso molti reati minori rischia di affollare ulteriormente le carceri. Associazioni, giudici e lo stesso presidente Mattarella hanno chiesto di intervenire diversamente
L'Italia ha un problema di sicurezza da risolvere con maggiore rigore e pene carcerarie più severe, secondo il governo. Il presidente della Repubblica, la società civile che si occupa di carceri e la Cassazione pensano invece che il problema stia nell'approccio securitario, seguito dalla premier Giorgia Meloni e dalla maggioranza di centrodestra.
La settimana scorsa, la Corte di Cassazione ha espresso una parere non vincolante sul cosiddetto "Decreto Sicurezza" varato dall'esecutivo ad aprile.
La Corte, l'ultimo grado della giustizia ordinaria in Italia, ha criticato diverse norme che vi sono incluse, oltre al fatto che l'iniziativa di legge sia stata trasformata in un decreto e sottratta al dibattito in Parlamento.
Cosa c'è nel Decreto Sicurezza voluto dal governo Meloni
Il decreto del governo Meloni è stato definitivamente approvato e convertito in legge il mese scorso dal Senato dopo la Camera, in entrambi i casi con la fiducia, impedendo dunque la discussione di centinaia di emendamenti presentati dalle opposizioni.
La decisione introduce 14 nuovi reati puniti con la reclusione e diverse aggravanti per quelli esistenti, oltre a una serie di attenuanti alle forze dell'ordine nel loro operato.
Tra questi: il reato di occupazione arbitraria di immobile destinato ad altri, il blocco stradale da parte di manifestanti, il reato di detenzione di materiale con finalità di terrorismo, aggravanti per il danneggiamento di beni pubblici e la resistenza a pubblico ufficiale, tra cui spicca quella anche se non violenta nei penitenziari o nei centri di detenzione dei migranti, punita con anni aggiuntivi (da 1 a 5) di reclusione.
Mattarella: intervenire sulla vita in carcere è "imperativo"
La questione è stata affrontata anche dal presidente della Repubblica, che lunedì ha ricevuto una delegazione del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
Sergio Mattarella ha invocato un intervento urgente per risolvere il "drammatico" problema delle condizioni di vita dei detenuti, costretti a un "sovraffollamento insostenibile" e all'"emergenza sociale dei suicidi sulla quale occorre interrogarsi".
Mattarella lo ha definito un "imperativo costituzionale", dopo che già la Corte europea dei diritti dell'Uomo (Cedu) aveva condannato l'Italia oltre dieci anni fa per la situazione delle carceri italiane.
In caso di ricorsi, il nuovo testo potrebbe finire proprio sotto la lente della Corte Costituzionale, che potrebbe invalidarne alcune parti, come fatto in precedenza per la riforma sull'autonomia differenziata.
Un eventuale giudizio di incostituzionalità aprirebbe delle crepe tra le diverse anime della maggioranza di governo: il partito della premier, Fratelli d'Italia, la Lega del vicepremier Matteo Salvini e Forza Italia guidata dall'altro vice, Antonio Tajani.
Le conseguenze del decreto sulle carceri in Italia
Il sovraffollamento carcerario era esploso nella sua drammaticità durante la pandemia.
Ad aprile di quest'anno il numero totale di detenuti è salito a 62445, a fronte di una capienza regolamentare di 51280 posti, per un totale di 58 carceri su 189 che registrano un'occupazione al 150 per cento, secondo Antigone, la principale tra le associazioni che si occupano del tema.
Nel rapporto presentato da Antigone, a fine maggio, spiccano per sovraffollamento San Vittore a Milano e il carcere di Foggia, che ospitano oltre il doppio dei detenuti consentiti.
L'ong sottolinea come, negli ultimi mesi, siano entrate in carcere 300 persone ogni sessanta giorni e che, ad oggi, oltre la metà dei detenuti con condanna definitiva abbia meno di tre anni da scontare, il che consentirebbe l’accesso a misure alternative alla prigione.
Il sovraffollamento e le condizioni di vita in carcere hanno portato a varie proteste e a una serie di suicidi tra i detenuti: almeno 33 finora quest'anno, dopo i 91 del 2024, rileva Antigone. Un dato lievemente superiore a quello registrato dal Garante per i diritti delle persone private della libertà personale.
Diverse ong contestano anche che oltre un quinto degli attuali detenuti è in carcere con pene legate al piccolo spaccio di stupefacenti.
Per risolvere il problema, l'anno scorso il governo ha dato via libera a un altro decreto per la libertà anticipata e l'assunzione di altri agenti di polizia penitenziaria, oltre a promettere piani di nuova edilizia carceraria.
Il sindacato Uilpa-polizia penitenziaria ha lamentato a gennaio che, in due anni di governo Meloni, la popolazione carceraria è aumentata di 5665 unità a fronte di soli 133 agenti in più.