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Il Regno Unito impone sanzioni ai ministri di Israele, Ben Gvir e Smotrich, per posizioni su Gaza

Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, membri della destra israeliana, durante la cerimonia di giuramento dei legislatori israeliani alla Knesset di Gerusalemme, 15 novembre 2022.
Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, membri della destra israeliana, durante la cerimonia di giuramento dei legislatori israeliani alla Knesset di Gerusalemme, 15 novembre 2022. Diritti d'autore  Abir Sultan/Pool Photo via AP
Diritti d'autore Abir Sultan/Pool Photo via AP
Di Emma De Ruiter & Gabriele Barbati
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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I ministri di estrema destra, Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, saranno oggetto di sanzioni per i loro commenti sulla guerra a Gaza, che secondo il ministro degli Esteri britannico David Lammy hanno "incitato alla violenza estremista"

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Il Regno Unito ha deciso di imporre sanzioni al ministro della Sicurezza nazionale di Israele, Itamar Ben-Gvir, e a quello delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha annunciato martedì il ministro degli Esteri, David Lammy.

Lammy ha dichiarato che i ministri hanno "incitato alla violenza estremista e a gravi abusi dei diritti umani dei palestinesi".

Smotrich e Ben-Gvir vedranno congelati eventuali loro beni nel Regno Unito e subiranno divieti di viaggio, una mossa che potrebbe essere seguita da altri Paesi.

In un comunicato, il ministero degli Esteri britannico ha dichiarato di agire "insieme ai partner Australia, Canada, Nuova Zelanda e Norvegia".

Il ministro degli Esteri di Israele, Gideon Saar, l'ha definita una "decisione inaccettabile" e ha detto che l'esecutivo si riunirà la prossima settimana per decidere una risposta.

Smotrich e Ben-Gvir hanno ripetutamente chiesto che Israele conquisti Gaza e vi ristabilisca le colonie ebraiche, smantellate nel 2005 per volere dell'allora premier israeliano, Ariel Sharon.

Il mese scorso, Smotrich ha dichiarato che "Gaza sarà completamente distrutta" e si è schierato contro l'ingresso di aiuti nel territorio. Ben-Gvir ha anche chiesto la fuoriuscita permanente dei palestinesi dal territorio.

Dichiarazioni di questo genere sono state citate come prove di un "intento genocidario" contro i palestinesi, da quanto accusano Israele di stare compiendo un genocidio a Gaza, secondo la definizione data dall'articolo II della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948.

Riferendosi alla costruzione di insediamenti nella Cisgiordania occupata, Smotrich ha affermato in un post su X che "la Gran Bretagna ha già tentato una volta di impedirci di insediare la culla della nostra patria, e non le permetteremo di farlo di nuovo. Siamo determinati a continuare a costruire", con riferimento al Mandato britannico della Palestina in vigore fino al 1948.

"La retorica estremista che sostiene il trasferimento forzato dei palestinesi e la creazione di nuovi insediamenti israeliani è spaventosa e pericolosa", si legge nella dichiarazione del Ministero degli Esteri britannico.

Contro i due leader della destra israeliana era anche pronta una richiesta di arresto da parte della Corte Penale internazionale, prima che il procuratore generale Karim Khan si autosospendesse lo scorso mese.

Palestinesi sfollati camminano davanti alle rovine di edifici distrutti lungo il litorale di Gaza City (9 giugno 2025)
Palestinesi sfollati camminano davanti alle rovine di edifici distrutti lungo il litorale di Gaza City (9 giugno 2025) AP Photo

Il Regno Unito critica le colonie e la violenza in Cisgiordania

Il ministero degli Esteri britannico ha inoltre denunciato la crescente violenza in Cisgiordania, dichiarando che "le intimidazioni da parte dei coloni israeliani contro le comunità palestinesi devono cessare".

La crescita e la costruzione di insediamenti nella Cisgiordania occupata sono state promosse dai governi israeliani che si sono succeduti per decenni, ma sono esplose sotto quest'ultimo governo Netanyahu, che ha leader dei coloni in posti chiave dell'esecutivo.

Oggi ci sono più di 100 insediamenti e circa 500mila coloni israeliani sparsi in Cisgiordania.

I gruppi per i diritti sostengono che gli insediamenti, illegali secondo il diritto internazionale, sono un ostacolo a un'eventuale soluzione a due Stati.

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