È il metodo decisionale dei sinodi. Sono consigli locali dei vescovi creati nel 1965 dal Concilio Vaticano II, ma utilizzati in gran numero da Papa Francesco per depotenziare la curia e varare delle riforme con l'aiuto delle Chiese locali. Alcuni prelati potrebbero ispirarsi alle idee dei sinodi
La rivoluzione assembleare della Chiesa voluta da Papa Francesco alla prova del conclave potrebbe trasformarsi in un test per il cattolicesimo del XXI secolo. Uno dei crucci del pontefice defunto è stato infatti la chiamata a raccolta delle diverse sensibilità del cattolicesimo.
Ecco perché Bergoglio ha utilizzato come perno della sua azione ecclesiastica e istituzionale il Sinodo. Cos’è? Un consiglio di vescovi; istituzionalizzato nel 1965 dal Concilio Vaticano II - che aprì la Chiesa alla modernità - per moderare e modernizzare il potere assoluto dei papi e della curia romana in materia di fede.
Papa Francesco ha voluto valorizzare l'elemento sinodale
“L'obiettivo perseguito con grande forza da Papa Francesco è stato di valorizzare l'elemento sinodale, non come nuova struttura di potere”, dice Francesco Clementi, professore di Diritto pubblico comparato all'università Sapienza, di Roma, aggiungendo: “Il Papa è sempre il Papa. E, come ha detto Francesco, rimane un figura centrale nella verticale del potere ecclesiastico e spirituale, le assemblee dei vescovi avrebbero semplicemente facilitato le decisioni (a Roma) ampliando la platea nelle gerarchie”.
È bene precisare che le proposte fatte dai sinodi durante il pontificato di Francesco sono state cruciali per il futuro di Chiesa e fedeli, come le dispense del celibato dei preti cattolici o il potenziale ruolo sacerdotale delle donne nella Chiesa.
Quindi il ricorso senza precedenti al sinodo rappresenta un’innovazione determinante in grado di condizionare sia il conclave che il futuro pontificato. Inoltre, non si tratta di assemblearismo popolare, ma di un consiglio dei vescovi di un Paese o di un’area geografica abbastanza vasta, e il vescovo occupa una posizione di rilievo nella gerarchia della Chiesa.
Perché i sinodi potrebbero essere importanti al conclave
Il Sinodo è un’istituzione consultiva le cui decisioni non sono vincolanti, lasciano al pontefice la libertà di seguirle o meno, ma in epoca mediatica obbligano i palazzi vaticani a una maggiore sensibilità verso le esigenze delle realtà esterne e remote, senza mettere in discussione la centralità di Roma.
Le decisioni prodotte, benché non adottate, possono quindi condizionare il conclave, composto da cardinali di fresca nomina e in molti casi venuti da lontano. Inoltre, le elezioni pontificali riservano spesso sorprese, come spiega padre Gianni Criveller, direttore del periodico digitale Asia News, sinologo, e missionario in Cina di lunga data: "Gli imprevisti dei conclave: iniziano a votare (i cardinali) e poi emergono candidati inattesi che non necessariamente corrispondono agli obiettivi iniziali. Tuttavia,* è difficile che venga eletto qualcuno che si spinga oltre a quello che Papa Francesco ha già fatto, ci sarebbero due o tre profili tra i cardinali, ma non vedo come possano raccogliere il consenso fino alla fine del conclave”.
L’uso innovativo della struttura assembleare - i sinodi - sotto papa Francesco e anche in sede vacante - il periodo che intercorre tra un papa e l’altro - potrebbe avere cambiato anche l’agenda spirituale e politica dei cardinali elettori apportando elementi e punti di vista alternativi se non opposti alle convinzioni precedenti. Tuttavia, i sinodi non rappresentano necessariamente elementi di progresso. Dipendono infatti dall'area geografica e dalla cultura da cui vengono espressi.
Il caso della benedizione alle coppie omosessuali
C’è ad esempio il caso della benedizione delle persone facenti parte di coppie omosessuali, una delle principali aperture di Papa Francesco che ancora provoca grandi divisioni nella Chiesa: “Tutta la Chiesa Africana, compresi i vescovi e i cardinali, si sono grandemente opposti a questa iniziativa. Hanno chiaramente detto che in Africa non applicheranno mai questa lettera sulla benedizione degli omosessuali ispirata e approvata da Papa Francesco”, ricorda padre Criveller.
E lo stesso Papa Francesco era un uomo capace di grandi slanci, ma pure di grandi frenate, come sulla questione femminile. Jorge Mario Bergoglio ha nominato per la prima volta sette donne ai vertici amministrativi del Vaticano, come ad esempio: prefetto, direttore dei musei vaticani e segretario generale del Governatorato, posizione solitamente occupata da un vescovo.
Sacerdozio femminile e celibato dei preti, un effetto dei sinodi?
Tuttavia, non ha fatto un passo sull’apertura al sacerdozio femminile, richiesta da molti gruppi cattolici, dalla Germania all'Amazzonia. In questo, la Chiesa di Roma è incalzata dalle confessioni protestanti e Anglicana che hanno invece aperto alle donne come ministri di culto.
Tra i grandi porporati c'è ad esempio il vescovo di Stoccolma, lo svedese Anders Arborelius, un luterano convertito al cattolicesimo, e nominato cardinale dei Paesi Nordici da Papa Francesco nel 2017. Monsignor Arborelius è contrario al sacerdozio femminile, sebbene nelle maggioritaria confessione protestante svedese il numero delle donne prete abbia superato quello degli uomini.
Nonostante l’allargamento del ruolo dei sinodi, alcune proposte delle assemblee dei vescovi venute da altre parti del mondo sono state respinte da Papa Francesco. Tra queste, il matrimonio dei preti. “Il sinodo dell’Amazzonia aveva chiesto l’ammissione al sacerdozio di uomini sposati. Non preti che possono sposarsi. Ma uomini sposati che vogliono diventare preti. Eppure, Papa Francesco ha respinto la proposta”, afferma padre Criveller.
Lo stesso Benedetto XVI era andato più lontano sulla questione dell'ammissione al sacerdozio di uomini sposati, aprendo le porte del cattolicesimo romano a preti anglicani in rotta con la loro confessione di origine. Inoltre, da secoli esistono dispense, in seno alla Chiesa cattolica, per sacerdoti sposati, come greco-cattolici ucraini, caldei, maroniti, copti e altri cattolici orientali.
I sinodi sono pericolosi per l'integrità del cattolicesimo?
Per molti settori della Chiesa cattolica quindi i sinodi non rappresentano un rompicapo per il loro progressismo, l'elemento disgregante potrebbe venire invece dalla mancanza di omogeneità delle loro decisioni dovute alle distanze geografiche e culturali.
Il cardinale di Hong Kong Joseph Zen ha dichiarato che gli elettori del futuro papa devono essere consapevoli che egli avrà la responsabilità di permettere la continuazione o troncare con decisione il processo sinodale. “Si tratta della vita o della morte della Chiesa fondata da Gesù”, concludendo che i sinodi, se slegati dalla tradizione e dal patrimonio della fede, possono trasformarsi in uno strumento di disgregazione anziché di comunione.
Il cardinale Joseph Zen ha criticato profondamente l’accordo raggiunto dal Vaticano nel 2018 con il regime comunista cinese per la nomina dei vescovi nella Cina continentale. L’architetto dell’accordo con Pechino fu uno degli attuali papabili, il segretario di stato uscente Pietro Parolin, che per questo motivo sarebbe poco apprezzato anche dagli Stati Uniti.