La rinuncia del cardinale Angelo Becciu a partecipare al Conclave, a causa di uno scandalo finanziario, è la chiave di lettura delle riforme iniziate, e non concluse, da Papa Francesco. Cardinali di Paesi lontani da Roma e nuove regole finanziarie saranno alla prova nel Conclave e del futuro Papa
Con il passo indietro compiuto dal controverso cardinale Giovanni Angelo Becciu, la Chiesa potrà affrontare il Conclave, a partire dal 7 maggio, senza potenziali minacce di illegittimità e di sospetti.
Agenti tossici che ben poco hanno a che fare con la volontà dello Spirito Santo che, secondo il dogma, ispirerebbe gli elettori dei pontefici da quasi due millenni.
Il cardinale Becciu, coinvolto in una speculazione immobiliare e mobiliare a Londra tra il 2014 e il 2018, proclama la propria innocenza e dice di avere fatto un passo indietro solo per "amore" nei confronti del defunto Papa Francesco.
La sua vicenda era diventata di grande imbarazzo per la Chiesa Cattolica e soprattutto per la credibilità delle riforme intraprese, e non del tutto portate a termine, da Bergoglio.
Il porporato era infatti tra i cosiddetti nuovi cardinali voluti dal Papa, gran parte dei quali affollerà la Cappella Sistina in un Conclave completamente rivoluzionato per volontà del pontefice argentino.
Su Becciu pende una condanna in primo grado in Vaticano
Le accuse riguardano reati di carattere patrimoniale, legati a uno dei più gravi scandali finanziari Vaticani da oltre quarant'anni. Becciu è stato condannato a una pena detentiva di 5 anni e 6 mesi per peculato e abuso d'ufficio, con interdizione dai pubblici uffici.
La sentenza di primo grado è stata pronunciata da una corte vaticana, composta da giudici laici alla fine del 2023. Il processo d’appello è stato fissato per il 22 settembre prossimo.
È corretto precisare che, secondo lo stesso tribunale vaticano, i reati in questione sarebbero stati commessi da Becciu “senza scopo di arricchimento personale”.
Il cardinale sardo, fino a lunedì, sosteneva la piena legittimità formale della sua partecipazione al Conclave in virtù del principio giuridico universale di non colpevolezza dell’accusato fino a sentenza definitiva.
Stando alla sentenza di primo grado, il cardinale nel 2014 ha gestito l’acquisto dell’immobile londinese di Sloane Avenue con fondi della Segretaria di Stato Vaticana.
Un’operazione extra-bilancio avvenuta in due fasi, dal valore effettivo di 350 milioni di euro. Nel 2022, l’immobile venne ceduto dalla Santa Sede, per circa 214 milioni di euro, al fondo Bain Capital, con una perdita netta per il Vaticano di oltre 100 milioni di euro.
Inseguito alla vicenda, il cardinale Becciu ha rassegnato le dimissioni dal ruolo di prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e alle prerogative cardinali, mantenendo solo titolo di cardinale.
Da qui la controversia sulla legittimità o meno di una sua partecipazione al Conclave.
A chiudere la vicenda, costringendo Becciu al passo indietro, sarebbero state due lettere firmate da Papa Francesco, solo con una F, e non sottoposte a perizia calligrafica, almeno ufficialmente.
Nei due scritti, il Pontefice defunto chiedeva l’esclusione del cardinale Becciu dal Conclave. Le epistole sarebbero state mostrate a Becciu dal Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, nella serata di venerdì scorso.
Veleni e finanza durante il pontificato di Francesco
La vicenda Becciu si è svolta in una fase storica delicata per la Chiesa e la Curia legata alle grandi riforme istituzionali della Santa Sede volute da Papa Francesco, con un drastico ridimensionamento della centralità della Segreteria di Stato a favore delle comunità locali (i sinodi) presenti nel mondo.
Tuttavia, è bene precisare che il cardinale Becciu fu un alleato di Papa Francesco nella sua opera di ristrutturazione delle istituzioni e delle finanze vaticane.
Secondo l’avvocato civilista e vice-rettore dell’Università Luiss di Roma, Francesco Di Ciommo, il cardinale Becciu “era molto vicino al Papa, era un suo uomo di fiducia e credo godesse anche in qualche modo dell'amicizia e della considerazione personale del Santo Padre”.
Ma sulla vicenda strettamente legata allo scandalo dell’immobile londinese, Di Ciommo sottolinea che “lo spaccato che emerge dal processo è quello di una gestione rispetto alla quale il papa era non solo non informato, ma addirittura disinformato”.
“Se invece si fosse accertato che i beni della Santa Sede fossero stati gestiti attraverso investimenti concordati col Santo Padre o comunque senza le sue riserve, è chiaro che il processo si sarebbe svolto diversamente e l'esito sarebbe stato diverso", prosegue Di Ciommo.
L’investimento era ad alto rischio di svalutazione perché in realtà non c’era una semplice acquisizione di un immobile di lusso, ma anche l’investimento in un fondo speculativo (chiamato Global Opportunities Fund), spiega l'avvocato.
Secondo le accuse, le operazioni finanziarie in questione avrebbero ripulito un terzo dei fondi della Segreteria di Stato.
“Il patrimonio del Vaticano storicamente è stato investito anche in asset che nulla c'entrano con la missione principale del Vaticano. È vero. Però, investire in un immobile commerciale nel centro di Londra, per i fedeli immagino che sia una nota stonata” , prosegue Di Ciommo.
Becciu è inciampato nella transizione?
Le riforme di Papa Francesco riguardavano anche le finanze pubbliche vaticane. Durante il suo pontificato è stata creata per la prima volta un’autorità anti-riciclaggio dello Stato Città del Vaticano, il cui compito è anche di controllare lo Ior (Istituto per le Opere Religiose), una vera e propria banca in seno al Vaticano.
Lo Ior ha una storia controversa che risale ai primi anni ’80 e alle collusioni tra le finanze vaticane e il crack del Banco Ambrosiano, con il suicidio misterioso del banchiere Italiano, Roberto Calvi, trovato impiccato nel 1982 a Londra, sotto il ponte di Black Friars, e il coinvolgimento del cardinale statunitense, il cosiddetto "banchiere di Dio", Paul Marcinkus, all’epoca presidente dello Ior.
Vicende che sono accadute durante il pontificato di Giovanni Paolo II, successore nel 1978 di Giovanni Paolo I, morto nel suo letto solo 33 giorni dopo la sua investitura.
Comunque, per la maggioranza degli osservatori, il caso Becciu è ben diverso dai tempi bui degli anni ’70 e ’80.
Si tratterebbe, infatti, di un pasticcio finanziario commesso per un eccesso di zelo da parte dello stesso cardinale, nel tentativo di superare il ruolo della Segreteria di Stato guidata dal cardinale Pietro Parolin, proprio colui che ha mostrato a Becciu le lettere di esclusione dal conclave firmate F, come Francesco.
Becciu si sarebbe quindi trovato nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, in piena perestroyka vaticana di Papa Jorge Mario Bergoglio.
“La vicenda si è svolta a cavallo di un passaggio epocale. Prima di Papa Francesco non esisteva la trasparenza. Non esisteva la commissione d'inchiesta che ha tirato fuori, tra le altre la vicenda appunto dell'immobile di Londra”, spiega Di Ciommo.
“Senza questo interventismo di Papa Francesco molto probabilmente non ci sarebbe mai stato questo scandalo e non sarebbe mai emersa questa questa vicenda e quindi è possibile certo che altre vicende analoghe ce ne siano state in passato”, conclude l'esperto.